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02/12/24 ore

M5S e art.67 della costituzione


  • Silvio Pergameno

Nessuna norma della nostra costituzione è stata più sfortunata di quella contenuta nell’articolo 67. E sfido io! Si permette di stabilire che gli eletti esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato, che cioè, in breve, né gli elettori, né i partiti che li hanno messi in lista né qualunque altro soggetto può in alcun modo vincolarne le decisioni.

 

La norma è tipicamente di matrice liberale e (lo si osserva tra parentesi) è proprio sull’affermazione di un principio di questa natura che si misura il senso dell’individualismo liberale, cioè nella tutela della persona umana proprio nell’esercizio delle funzioni più elevate, più impegnative e che più mettono la coscienza del singolo di fronte alle responsabilità di chi è investito di un potere pubblico. È proprio in questi momenti che la libertà dell’individuo deve essere garantita e che di conseguenza ogni responsabilità gli può essere imputata. E pensare che l’individualismo liberale trova critici che lo considerano una manifestazione di egoismo…  

 

L’art.67 contiene una norma tipicamente liberale e proprio per questo essa è stata confinata nel dimenticatoio. Altrimenti come costruire una democrazia dei partiti?

 

Il “Movimento 5 Stelle”, senza dubbio con le migliori intenzioni, volendo combattere i partiti ha ritenuto di valersi dell’arma che sta nelle mani dei titolari del diritto di voto: mettiamo  la loro volontà al di sopra di quella degli onnipotenti segretari. Già, ma poi all’atto pratico le cose sono andate diversamente e il potere di “mandato” è stato affidato a ristretti gruppi di iscritti.

 

Lasciamo da parte le questioni relative alla trasparenza e alla possibilità di accertare sulla base di documentazione probatoria sicura cosa hanno voluto caso per caso i soggetti la cui volontà determinerebbe il mandato vincolante per gli eletti, ma è di tutta evidenza che in questo modo il M5S si mette in aperto contrasto con  l’art.67 della costituzione e ci si mette proprio in linea di principio. E da una posizione di questo genere due conseguenze sembrano derivare con immediatezza: la prima è che gli eletti non solo possono, ma debbono infischiarsene di un vincolo di mandato che non può essere ritenuto altro che inesistente e l’altra è che viene in causa il disposto dell’art. 49, sempre della costituzione, che stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

 

Ma si può considerare democratico un metodo che proprio in uno snodo essenziale come quello del rapporto tra elettori ed eletti si pone in aperto contrasto con la costituzione?

 

Considerazioni di carattere giuridico. Ma sul terreno politico il dato più clamoroso intorno alla vicenda dei 5 stelle è che a nessuno degli infiniti critici del Movimento è venuto in mente di appellarsi all’art. 67 della costituzione. E non è un caso. Se la nostra democrazia deve essere una democrazia in cui comandano i partiti, meglio non far sapere a nessuno che la costituzione più bella del mondo non lo consente. L’art.49, già ricordato, costruisce infatti i partiti solo come strumento fornito ai cittadini per concorrere a determinare la politica nazionale. Non per determinare….

 

La politica crea il diritto, ma tante volte fa soltanto finta di crearlo.

 

 


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