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03/12/24 ore

Storie di mafia, storie da ricordare (8): Placido Rizzotto e Giuseppe Letizia



di Dario Caputo

 

Nel 1948 tutti ricordano la morte, sempre per mano della mafia, di Placido Rizzotto, ma sono molti quelli che, nello stesso anno, sono caduti sotto i colpi della criminalità organizzata e, tra di loro, ricordiamo Giuseppe Letizia: una figura che, in pochi sanno, è completamente legata a quella di Rizzotto.

 

Il piccolo Giuseppe, piccolo proprio perché aveva solo dodici anni quando è stato ucciso, era un pastorello siciliano che, per puro caso, assistette alla tortura e all’uccisione di Rizzotto.

 

Tutti ricordiamo, purtroppo, che la sera del 10 marzo 1948 Rizzotto fu sequestrato da Luciano Liggio, venne caricato su di una Fiat Millecento del boss, selvaggiamente malmenato e poi ucciso a colpi di pistola.

 

Tutte queste macabre scene vennero viste proprio dal piccolo Giuseppe che si nascose dietro ad un albero: una volta rientrato a casa dai suoi genitori, turbato e impaurito per tutto quello che aveva visto, piombò in un delirio importante, con febbre molto alta, ripetendo più volte tutto quello che aveva visto.

 

La mamma e il padre, preoccupati da questo stato del figlio, decisero di portare il proprio figlio in ospedale; qui era di servizio proprio il Dottor Michele Navarra (ai tempi era anche il capo di Cosa Nostra e il mandante proprio dell’omicidio Rizzotto), il medico, di turno, assistette a questo delirio e ascoltò tutto quello che il bambino ripeteva.

 

Senza un motivo apparentemente rilevante e imporante, dal punto di vista medico, il bambino purtroppo morì dopo pochi giorni, proprio sotto le cure del Dott. Navarra, con la diagnosi, vaga e vuota, di  “tossicosi”.

 


 

Articoli di giornali, nei giorni successivi alla morte del piccolo Giuseppe, parlarono di cause ancora da chiarire: come “L’Unità” e “La Voce della Sicilia” che scrissero che “il ragazzo, atterrito e sconvolto, nonostante le cure prodigategli dai medici dottori Navarra e Dell’Aira sarebbe morto dopo pochi giorni per cause non accertate". 

 

Nei giorni successivi, siamo al26 marzo, sempre “La Voce di Sicilia", con un nuovo articolo fece notare una vera e propria contraddizione tra la diagnosi formulata dal Dott. Dell’Aira (in cui si parlava di “tossicosi”) e la cura che lui stesso prescrisse a base di “Serenol”, un calmante e non un disintossicante. "Noi pensiamo che il Dott. Dell’Aira potrebbe dare altri utili chiarimenti…” -  questo era quello che sosteneva l’autore dell’articolo.

 

Gli inquirenti che seguivano il caso, purtroppo, trascurarono il fatto che proprio il Dott. Dell’Aira, "apparentemente senza alcun motivo, si affrettò a chiudere lo studio, salire su una nave e rifugiarsi in Australia". Tutto un caso?

 

Ad oggi (senza un processo e un’indagine su questa tragica morte di un bambino) la storia, il cinema e la letteratura ci raccontano che il piccolo pastorello sarebbe ancora vivo se “il padre e la madre avessero provato a curarlo a casa e non al soccorso ospedaliero del Dottor Navarra che, all’epoca dei fatti, era il Direttore di quell’Ospedale ma anche il capo della mafia corleonese

 

Ma i genitori del piccolo, purtroppo, erano all’oscuro di tutto questo e la storia, solo dopo, ne fa verità.

 

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