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03/12/24 ore

Senato, al “Salone Margherita” di Palazzo Madama


  • Antonio Marulo

La riforma costituzionale in discussione al Senato si è trasformata ormai in una barzelletta. Acclarato che si andrà avanti comunque a passi spediti e a prescindere, poco si discute e nulla infatti emerge dal dibattito sui contenuti.

 

In queste settimane hanno tenuto banco l’algoritmo di Calderoli e i suoi milioni di emendamenti, il relativo e cosiddetto “supercanguro” del peone Cociancich per scongiurare la paralisi parlamentare, la cantata in diretta televisiva di Verdini e le risse verbali su cui senatori amano ormai intrattenersi fra una premuta di pulsante e l’altra. Così, la cronaca giornalista è diventata puro cabaret. L’ultima in ordine di tempo ha riguardato gli insulti “sessisti”, praticamente un gestaccio molto in voga fra tifoserie avverse negli stadi di calcio, mutuato per l’occasione dai senatori D’Anna e Barani nei confronti di una deputata del Movimento 5 stelle.

 

C'è da dire che, al di là dello sfogo a caldo della diretta interessata, appoggiata da qualche sodale collega, in proposito dal Blog di Grillo poco si è mosso e nessuna campagna moralizzatrice è stata lanciata. Ci si è concentrati, al massimo, sull’entità della pena, confrontando i 5 giorni di sospensione inflitti ai senatori verdiniani – con le punizioni esemplari che avrebbero in passato subito i 5stelle. Per il resto si è glissato; almeno finora; e non è ben chiaro se ciò sia da attribuire al fatto che circola una versione dei fatti, tutta ancora da provare, secondo cui i gesti incriminati sarebbero stati eseguiti in risposta ad altrettanti ricevuti dello stesso tenore.

 

Comunque sia, la sobrietà in proposito del Blog di Grillo non deve in teoria meravigliare. Chi fa infatti del "vaffanculo" un vessillo ha poco di cui scandalizzarsi o indignarsi davvero. A maggior ragione se per giunta hai all’attivo perle come quelle del deputato Massimo Felice De Rosa che, rivolgendosi ad alcune colleghe del Pd, diede una motivazione poco nobile alla loro presenza in Commissione giustizia. Si trattava di un’insinuazione sino ad allora di esclusivo appannaggio delle onorevoli berlusconiane, in difesa delle quali, bisogna dirlo, nessuno osava mobilitarsi. Oggi le cose sono cambiate, insieme con le destinatarie.

 

Carfagna e compagne possono - seppur magramente - consolarsi, mentre Berlusconi – immaginiamo - gongola.

 

 


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