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02/12/24 ore

Napoli, il banco di prove negative


  • Antonio Marulo

Il 4 marzo 2013 non è stata una bella giornata per la città di Napoli. E la storia c’insegna che la circostanza non deve essere sottovalutata, perché quanto accade in negativo all’ombra del Vesuvio non è mai un caso.

 

Napoli, quale punta avanzata del malessere e del disagio diffuso nel paese, è la febbre, la reazione allergica dell’organismo che cerca gli anticorpi per combattere una malattia più grave e non circoscritta.

 

Ne abbiamo avuto la prova con l’emergenza rifiuti, trattata sulle prime con una certa superficialità, anche con superbia dall’opinione pubblica nazionale, salvo poi scoprire che il problema dello smaltimento dei rifiuti è una drammatica questione nazionale.

 

Certo, che il malato sia l’Italia tutta non è più un mistero; tuttavia, è opportuno non perdere di vista nuovi allarmanti sintomi, come i due fatti di ieri (il crollo di un palazzo in centro e l’incendio che ha distrutto la Città della Scienza), che per certi aspetti fotografano lo stato dell’arte di un Paese alla deriva, sui quali vale la pena fare alcune considerazioni.

 

Partiamo dal crollo parziale dell'edificio nella strada parallela all’ormai mitico Lungomareliberato da Luigi de Magistris. Gli abitanti della zona da tempo lamentavano uno stato idrogeologico preoccupate, con allagamenti poco spiegabili da piogge anche scarse. Tutta colpa, a quanto pare (ma le indagini ci aiuteranno, si spera, a capire di più), del vicino cantiere per la costruzione della linea una volta detta Tram veloce: un capolavoro di inefficienza italica che vide porre la sua prima pietra quando il Muro di Berlino era ancora intatto e che doveva essere inaugurato nel suo progetto originario con i Mondiali di calcio del 1990!

 

Quanto alla fu Città della Scienza, si trattava della cattedrale nel deserto di chiacchiere e di progetti falliti in cui si è persa la riqualificazione dell’area del dismesso polo siderurgico del’Italsider, nel quartiere Bagnoli. Era diventata il simbolo del Rinascimento culturale napoletano, sempre annunciato e mai davvero compiuto, da cui ripartire oggi e rilanciare un territorio da troppo tempo sottosviluppato ma dalle grandi potenzialità, soprattutto turistiche.

 

Ora tutto è andato in fumo. Il Sindaco parla di "città sotto attacco". Il dolo appare ormai fuori discussione e la mano della criminalità organizzata potrebbe aver innescato le micce. Un atto, chiunque l’abbia commesso, senza dubbio plateale ed esemplare, magari per sperimentare nuovi strategie per colpire al cuore le istituzioni e il sistema di legalità, approfittando di un territorio più che mai vulnerabile.

 

Del resto Napoli si presta e non è nuova a essere utilizzata come banco di prova per azioni magari da esportare. Si pensi, ad esempio, a quanto accadde qualche mese prima del G8 di Genova: a Napoli si tenne un forum internazionale nel corso del quale ci furono le prove tecniche di guerriglia urbana, abilmente perfezionate qualche settimana dopo nel capoluogo ligure.

 

Forse si esagera nel prospettare simili scenari. Ma visti i tempi, anche solo per assurdo, l’ipotesi va tenuta in conto.

 

 


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