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02/12/24 ore

I nervi scoperti del Paese, la politicità delle scelte e i Radicali


  • Danilo Di Matteo

Da sempre i Radicali riescono a individuare e a evidenziare i “nervi scoperti” dell’Italia (e del mondo intero). Invece di fare discorsi prolissi, tendono a indicare alcuni temi (dai quali possono scaturire altrettante “campagne”, come riduttivamente vengono sovente definite) tali da possedere almeno due caratteristiche: condensano in sé tanti aspetti e tante altre contraddizioni e acquisiscono valore di simbolo e di metafora. È il caso dei problemi dell’universo carcerario.

 

Ciò però, sul versante della “domanda” politica, esigerebbe una presenza significativa di “minoranze attente”. In grado, ad esempio, di comprendere la “valenza politica” di scelte tradizionalmente vissute come “private” e “personali”. I Radicali sono sì coloro “che si occupano d’altro”, però nel contempo mostrano la politicità di tale “altro”. Sono sì alquanto distanti, scettici e disincantati rispetto alle consuete narrazioni ideologiche, ma non riguardo alla politica.

 

Oggi, pur con i fenomeni non irrilevanti dell’abbandono scolastico o della “rinuncia all’università”, si ha comunque una scolarizzazione diffusa, accompagnata purtroppo da aspirazioni frustrate e da livelli di guardia della corruzione. Solo pochissimi, così, sono inclini a porre attenzione ai “simboli” o alle “metafore”, e dei “nervi scoperti” della società tendiamo a considerare solo i risvolti che ci toccano direttamente, senza peraltro riuscire sempre a scorgerli. L’indignazione è strettamente legata al disincanto verso la politica. Da qui la forza delle sirene prepolitiche o antipolitiche.

 

E da qui, anche, l’esigenza di ripensare e ridefinire un po’ tutto, senza con ciò dover assecondare sempre l’esistente. Provando anzi a ritrovare il gusto del “possibile” rispetto al “probabile”.

 

 


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