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28/11/24 ore

I Metallica al Postepay Rock di Roma


  • Giovanni Lauricella

Un concerto riuscitissimo che ha visto sul palco a Roma ben 4 gruppi heavy metal:  Volbeat, Kvelertak, Alice in Chains e poi, naturalmente, i Metallica che hanno dato una bella serata ai seguaci di questa corrente musicale venuti da tutta Italia per coronare i loro idoli, per un totale di ben 32.000 biglietti venduti.

 

La band di James Hetfield il frontman dei Metallica si esibisce come headliner nel concerto “by request” all'ippodromo delle Capannelle per un pubblico che ha scelto le canzoni tramite votazione con gli sms della app fornita da Postepay, una forma di partecipazione in prima assoluta in Italia.

 

Spettacolare apertura filmica del concerto con  Il buono il brutto e il cattivo di Sergio Leone dove si vede Lee Van Kleef proiettato in tre grandi schermi che cerca la tomba giusta in un cimitero messicano con la suggestiva colonna sonora di Ennio Morricone.

 

Di seguito i titoli delle canzoni come da votazione iniziando dalle più richieste:1) Master of Puppets, 2) One, 3) Fade to Blac, 4) Enter Sandman, 5)  Seek and Destroy, 6) For Whom the Bell Tolls, 7) Nothing Else Matters, 8) Welcome Home (Sanitarium), 9) Battery, 10) The Unforgiven, 11) Creeping Death, 12) ... And Justice for All, 13) Sad But True, 14) Orion, 15) Ride the Lightning, 16) Blackened. Non entra, per pochissimo, The Four Horsemen, in ballottaggio con Fuel, entrambe con il 37% delle preferenze, mentre la loro cover di Whiskey in the Jar è lievemente più staccata, al 33%.

 

I Metallica rivelano tutta la loro capacità professionale suonando a dovere i loro pezzi senza scomporsi più di tanto per un pubblico in visibilio. Fautori del Trash metal eccetto qualche incredibile pezzo di chitarra sono difficili da digerire ma per i robusti di orecchio sono una grande passione, parliamo di questa musica, proprio perché ci interessa il fenomeno subculturale.

 

Non dobbiamo spiegar che questo genere musicale non è ritenuto tra i più importanti, come tutti sappiamo è un fenomeno subculturale che riveste una problematica interessante perché il seguito che hanno tali manifestazioni è grande e inverosibilmente molto più vasto di quello che comunemente si pensa nonostante che qui si parli sostanzialmente di un fenomeno di nicchia.

 

Come avevamo affrontato in un precedente articolo, 1970/1976. L'onda del rock arriva dalla radio nel luglio del 2013, appuntamenti musicali del genere coinvolgono migliaia di giovani più un eco vastissimo sui media specializzati, fonti seguitissime che danno la possibilità a chi non è potuto essere presente di venire informato (immaginatevi solo le visite su You Tube) questo per far capire quanta gente viene  contaminata da questi happenigs.

 

Un settore musicale che è un'impressionante e gigantesca macchina produttrice che coinvolge migliaia di professionisti che vanno dai musicisti a chi pubblica scritti di musica, dai discografici agli organizzatori di concerti, videomaker e fotografi non che ad una sterminata massa di grafici e designer che ne esprimono il fenomeno.

 

Se ci si fa caso sono gli unici artisti visuali che riescono a dare l'immagine di ciò che la gente vive anche se settorializzato ad un certo tipo di musica, un'attualizzazione ormai lontana nell'arte contemporanea.

 

Se della street art bisogna ormai parlare, visto il fenomeno dilagante che è tracimato dentro gallerie ed alcuni musei anche di queste forme artistiche legate all'heavy metal forse  bisognerebbe tenerne conto. Questo per dire che spesso la subcultura fa più cultura di quello che la cultura ufficiale dovrebbe fare, nel senso che “educa” di più e che viene più seguita.

 

Nonostante sia un fenomeno “debole” che non gode di appoggi statali va ad ascriversi per intero nell'economia privata  esprimendosi nella forma di business più sfacciata, in barba a tutti i  presupposti della cultura pubblica (spesso falsi) che sono causa di sempre maggiori emorragie finanziarie del bilancio pubblico. Lo vediamo nei cachet degli artisti o nei costosissimi prezzi dei biglietti pagati proprio da quei giovani che si trovano nell'area marginale della società e che spesso sono i seguaci dell'area politica più radicalmente antagonista e filostatalista che in  questo Paese è una tra le più estremiste del mondo.

 

Un'attività economica culturale dinamicissima a dispetto di quella pubblica sempre zoppicante e lamentosa, in questo va inclusa anche la cultura che si fa in televisione da parte delle reti generalizie che nonostante il monopolio di cui godono stanno sempre in sofferenza. Ad esempio l'indotto economico dei concerti di Vasco Rossi tra Milano e Roma ha creato 75 milioni di euro, 25 milioni i Rolling Stones per un solo concerto ecc.

 

Certo un anomalo confronto con la cultura alta ma capirne i meccanismi aiuterebbe molti paludati intellettuali e operatori culturali.

 

 


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