Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

02/12/24 ore

Arman 1954-2005


  • Giovanni Lauricella

Al Palazzo Cipolla è in corso una grande retrospettiva di Armand Pierre Fernandez, noto come Arman, artista francese scomparso nel 2005. Mostra voluta e ben realizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo in collaborazione con Marisa Del Re, la Arman Marital Trust, Corice Arman Trustee e con il supporto tecnico di Civita.

 

Circa settata opere che testimoniano l’intensa attività che ha avuto nei suoi ultimi cinquanta anni, brillante carriera che lo ha consacrato al successo internazionale, non a caso curata da uno tra i più importanti storici e critici italiani, Germano Celant.

 

Un esposizione che ha un percorso articolato tra pittura e scultura, assemblage e ready-made, compreso il disegno e l’azione ma che a colpo d’occhio sembra una rivendita di pezzi di ricambio meccanici, infatti ci troviamo di fronte ad un artista che ha “superato” l’arte e che forte di tale posizione va oltre sino a realizzare opere che sono al limite tra il solipsistico e la provocazione.

 

Il tutto trova ampiamente giustificazione in un ready made ma di quello dei ”Nouveau Réalisme”, un proprio linguaggio definito all’artista francese poi naturalizzato americano, che il curatore della rassegna, Germano Celant, così riassume: «Questa mostra si inserisce bene nel lavoro che porto avanti da anni, teso a rivalutare l’arte europea di quella stagione e incentrato su grandi artisti che a oggi non hanno avuto un vero riconoscimento a livello mondiale. C’è, insomma, anche un aspetto polemico nelle mie scelte, con la precisa volontà di ripercorre storicamente quella che fu la caduta di Parigi ad opera di un certo imperialismo culturale americano».

 

 

Presa di posizione a cui immodestamente mi aggiungerei rilevando anche la caduta di Roma visto che la così detta scuola di piazza del Popolo ebbe riconoscimenti tardivi causando un egemonia storica delle elaborazioni cartellonistiche della pubblicità e dei media fatte dagli americani tanto da sembrare un fenomeno solo d’oltre oceano.

 

Ma aggiungo alla sua polemica chiedendo chi erano gli storici dell’arte e i critici di quel tempo che hanno permesso tale caduta, forse lo stesso Celant non ricorda che nel ‘67 era talmente intento a scoprire l’Arte Povera, diventato il suo indelebile emblema,  che ha trascurato tutto il resto compreso quello di cui si lamenta adesso.

 

Forse intende dire che “chi non aveva cose importanti da fare” come lui che era occupato a  effigiarsi dei meriti dell’Arte Povera  poteva rompere le scatole almeno a Robert Rauschemberg (Port Arthur, 22 ottobre 1925 – Captiva Island, 12 maggio 2008) o a Andy Warhol (Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987).

 

 

Che volete i critici possono dire tutto quello che vogliono e di fronte ad una mostra che sembra un magazzino di merci dismesse Germano Celant aggiunge ”Arman ha contribuito, sulla scia di Marcel Duchamp, al recupero dell’oggetto e a una situazione di scoperta dell’oggetto non nella sua autonomia, ma come un personaggio che ha un’anima, infatti viene tagliato, viene fatto esplodere, per rivelarne la personalità, non è solo quella di un’esteriorità tipica degli oggetti di consumo ma anche un personaggio che danza insieme ad altri personaggi, il frigorifero che danza assieme al carrello, il sedile che dialoga con la tagliatrice”. Spiritismo? Magia nera? No sono opere che hanno quotazioni altissime che stanno nei più famosi musei del mondo avvalorate proprio da questi discorsi.

 

 ”Credo che Arman abbia rappresentato in quella stagione una visione coerente con la sua convinzione che così come nel surrealismo o nel dadaismo, un oggetto poteva diventare strumento di espressione artistica” ha spiegato il Prof. Avv. Emmanuele F.M Emanuele,  presidente della Fondazione Terzo Pilastro che ebbe la fortuna di conoscere di persona Arman.

 

Permettetemi il lusso di giocare con i grossi calibri dell’arte contemporanea al solo scopo di divertirvi e invitarvi a vedere la spettacolare mostra che vi lascerà sicuramente soddisfatti anche perché a Roma, al momento, non troverete di meglio.

 

 

'Arman 1954-2005'

Dal 5 maggio al 23 luglio

Palazzo Cipolla

Via del Corso, 320 - Roma

 

 


Aggiungi commento