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02/12/24 ore

Puppies Puppies, Barriers (stanchions), All other passports


  • Giovanni Lauricella

Con un corrimano nero, costituito da quel nastro che si sospende a dei paletti neri piazzati a regolare distanza, che troviamo nei luoghi dove c’è molta fila, gli stanchions, si trasforma l’ampia sala della galleria T293 degli ex napoletani Paola Guadagnino e Marco Altavilla in  un labirintico percorso simile a quello del check-in degli aeroporti.

 

Sarà il colore nero del corrimano che non porta da nessuna parte, che si snoda misteriosamente nella nuda sala bianca dalle pareti mute senza alcunché esposto a darti la sensazione di ritrovarti da visitatore in un ambiente inquietante, unfriendly. Un’installazione che prende tutto lo spazio dell’ampia galleria T283 e che impatta negativamente è esattamente ciò che vuole l’autrice dell’opera che, con questo simbolo che produce la fila, rappresenta il disagio delle frontiere e del viaggio in genere.

 

Il nero dell’installazione conferisce anche un’atmosfera mortifera come quella dell’espatrio che nel mondo conosciamo e i richiami nella brochure della mostra sono a  conferma.

 

Dai viaggi visionari di Henry Miller di inizio secolo scorso, che hanno influenzato e incentivato generazioni di viaggiatori sino a pochi anni fa, ormai non c’è traccia. Siamo ormai catapultati nel medioevo quando il viaggio rappresentava un pericolo.

 

 

Le gesta leggendarie di Marco Polo e di Cristoforo Colombo vinsero la paura dei draghi e dei mostri alle nostre porte e risvegliarono nell’uomo quello che più di naturale aveva, il gusto dell’esplorazione, della conoscenza di mondi nuovi, ma adesso non è più così: si prende l’aereo come se si puntasse la propria vita alla roulette, in un gioco macabro al quale ormai ci siamo talmente assuefatti che quando qualcuno muore non è strano. Eppure mi ricordo la vecchia generazione impaurita della sicurezza tecnica degli aerei, mentre oggi prevale la paura dell’attentato.

 

L’esodo poi che dai paesi  del terzo mondo porta da noi è un viaggio che sa di morte, in cui si fugge dalle guerre e si muore in un attentato fatto da rifugiati: a questo punto mi domando dove stia l’esodo, se sia possibile una via d’uscita.

 

Ci troviamo in un labirinto di spiegazioni e giustificazioni, difese e accuse che si imbrogliano sempre più, e perciò vedo in quel nastro nero che scorre lungo tutta la galleria una lunga sottolineatura a tutto questa querelle umanitaria simile ad una matassa.

 

 

Dove è la ragione se non si sa dove è l’inizio o la fine del ragionamento, proprio come il non percorso dell’installazione che ci fa cuccioli (puppies) innocenti persi in un mondo in cui finiremo da vittime.

 

Misteri che ci avvolgono come nebbie a causa delle quali non scorgiamo più l’orizzonte, quello a cui invece  ambivano i vecchi eroici viaggiatori, avventurieri di un mondo che non c’è più.

 

Morte, vecchio capitano, è l’ora! Su l’ancora! Che noia questa terra!” – così Baudelaire in una poesia profetica intitolata “Il viaggio”, che conclude “I fiori del male”. Appunto.

 

Puppies Puppies

Barriers (stanchions)

All other passports

T293

Via dei Tribunali 293 Roma

28 aprile-27 maggio 2017

 

 


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