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30/11/24 ore

Disabilità e proibizionismo sessuofobico


  • Alessandro Frezzato

Il tema del diritto alla vita sessuale delle persone con disabilità è ancora considerato un tabù da buona parte della società italiana, in quanto permane tuttora il preconcetto demenziale che i disabili sono come “asessuati”e ciò a causa di una certa cultura bigotta e sessuofobica, che nel nostro paese, e non soltanto, fa fatica a sradicarsi.

 

Oggi le persone con disabilità, per dare corpo al loro sacrosanto diritto ad avere una propria vita sessuale, sono costrette a rivolgersi al settore sommerso e non regolamentato (in Italia e anche in altri paesi occidentali) della prostituzione.

 

Anche se alcuni ragazzi, e soprattutto ragazze, si trovano costretti a dover praticare l’astinenza dal sesso, perché non hanno dei familiari disposti a supportarli su questo importante aspetto della vita di ciascuno, per via del preconcetto di qui ho scritto pocanzi.

 

Personalmente sono convinto che la proposta più opportuna per cercare di fronteggiare il proibizionismo sessuofobico sul corpo dei disabili sia quella della regolamentazione della prostituzione, da un lato per le classiche ragioni sostenute dagli anti-proibizionisti e da noi radicali, e dall’altro lato per spianare la strada al riconoscimento anche in Italia della figura dell’assistente sessuale sia per gli uomini che per le donne eterosessuali, sia per i gay e lesbiche, ovviamente.

 

Sarebbe quindi utile che l’Ass. radicale Certi Diritti con la collaborazione l’Ass. Luca Coscioni e di Sexability, promuovessero una campagna nazionale sulla regolamentazione della prostituzione e il riconoscimento dell’assistente sessuale.


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