Il problema, se Donald Trump venisse eletto, sarebbe certamente la sua immensa volgarità (l’America ne ha viste tante, ma non ancora un presidente che allude alle dimensioni del suo pene nel corso di un dibattito televisivo). Sarebbe il suo odio patologico nei confronti delle donne (non raccomandò forse, a suo tempo, in una conversazione con l’architetto Philip Johnson riportata dal New York Magazine, di «trattarle come la merda»? E non ha appena detto di considerarle, quando hanno il volto di una giornalista che lo urta, come creature ripugnanti che «perdono sangue da tutte le parti»?). di Bernard-Henri Lévy (Corriere della Sera)
«Che diritto ha l’Unione Europea a porre il veto su qualcosa che vuole democraticamente il popolo?», si è chiesto il presidente turco due giorni fa. Erdogan è stato in effetti eletto nel 2014 con il 52 per cento dei consensi dal 76 per cento degli aventi diritto. L’elezione parlamentare del 2015 ha confermato il successo del suo partito, anche se non nei termini da lui sperati. Ha ora i poteri che gli attribuisce la Costituzione turca del 1982, più volte modificata, in particolare con i referendum del 2007 e del 2010. Si tratta di poteri molto estesi, che vanno dalla proclamazione della legge marziale e dello stato di emergenza (su decisione del Consiglio dei ministri) alla nomina dei presidenti delle università. di Sabino Cassese (Corriere della Sera)
Che cosa si nasconde dietro a un «golpe» durato appena quattro ore. Il ruolo dei vertici militari, quello del nuovo capo del governo, quello di Gulen. E chi ha da guadagnare da quanto accaduto. Le domande e le risposte dell’editorialista del «Corriere» di Antonio Ferrari (Corriere della Sera)
- Golpe Turchia, Gulen: ''È stato un falso colpo di Stato, ecco perché'' (Repubblica.it)
Sorpresa: il pericolo numero uno per la stabilità del sistema finanziario non si trova nelle banche dei Paesi periferici dell'Eurozona, ma nel cuore del continente. E per la precisione, in una delle maggiori banche tedesche: Deutsche Bank. A lanciare l'allarme è il Fondo monetario Internazionale nel nel suo Financial Sector Assessment Program., spiegando che l'istituto - con un'esposizione ai derivati pari a circa quindici volte il Pil tedesco - risulta la maggiore fonte potenziale al mondo di shock esterni per il sistema finanziario. L'Huffington Post/Redazione
Ognuno, di un altro, può testimoniare solo per un pezzo della sua vita, non di tutta, di tutta è impossibile e perfino ingiusto, credo, ma per un pezzo può. O almeno per qualche flash. Era novembre del 1992, un freddo raro per Roma, c`era ancora il vecchio bar Bernasconi di fianco al teatro Argentina e Marco Pannella ordinò una spremuta: «Adesso sono di moda i giusti. Loro sono sempre in buona fede, hanno bisogno di indicare alla plebe chi bisogna impiccare. Non conoscono una delle più belle massime di Pascal : "Chi vuol essere angelo, è bestia... "»... di Andrea Marcenaro (da 'Panorama' del 7 aprile 2016)
Di Mario Pannunzio non si hanno biografie (il meglio è nella antologia di suoi scritti curata da Cesare de Michelis, 1993), abbondano invece le agiografie. Anche in negativo, come finiscono per essere quelle costruite sui soliti stereotipi: il grande pigro dall’intelligenza sorniona che si muove in felpata lentezza, che non ha bisogno di arrivare perché si trova ad essere già, sempre, sul punto giusto, lì dove le cose accadono; o lo snob intellettuale, direttore del giornale più elegante d’Italia nella sua veste tardolonganesiana; o il frequentatore di caffè nel fulgore notturno di una Via Veneto in piena Dolce Vita, attorniato dagli amici fedeli, la conventicola paga dei riti elitari con i quali si difende da una Italia abbandonata sprezzantemente alle volgarità del boom. Una leggenda a due facce, positiva per gli uni e negativa per altri, ma sempre gelosa di dubbi e approfondimenti; in definitiva, un ostacolo alla comprensione del personaggio, già di per sé difficile, altero e scostante (ma probabilmente con un fondo di timidezze e di pudori mai vinti, c’è chi è pronto a testimoniarne). di Angiolo Bandinelli (Il Foglio - 2003)