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02/12/24 ore

Napoli, la città dove non si decide nulla



Gerardo Mazziotti 

(premio internazionale di giornalismo civile)

 

Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris non perde occasione per magnificare gli straordinari progressi di Napoli grazie alla sua amministrazione. Basta sentirlo ogni sera dagli studi di una emittente televisiva cittadina, che è diventata il suo “Istituto Luce”. Ma la realtà è ben diversa da quella che lui espone perché non uno dei problemi veri di questa disgraziata città è stato risolto. È sufficiente citarne solo alcuni.

 

Dopo la chiusura delle industrie nell’area occidentale Napoli ha perso il suo apparato produttivo che per circa un secolo ha garantito occupazione e ha prodotto ricchezza. E che ha formato la classe operaria napoletana. Lo stesso Bassolino, che la pretese, se ne pentì e il 19 novembre 2009 promosse un convegno alla Città della Scienza per affermare che “… Ripensare Bagnoli è ripensare lo sviluppo di Napoli e del Mezzogiorno secondo un modello ecologicamente e socialmente sostenibile, che non può essere basato solo sul turismo ma deve consistere in una vera e propria re-industrializzazione fondata sulla industria ad elevato valore aggiunto di conoscenza in una prospettiva euro mediterranea”. Ma de Magistris non l’ha capito. E continua a preferire solo “una città affollata di turisti”.

 

Che la camorra eserciti uno strapotere lo diceva l’ex Procuratore Agostino Cordova“… tutta la città è in mano alla camorra” e lo sostiene oggi lo storico Francesco  Barbagallo “…  c’è una sola cosa che funziona a Napoli ed è la camorra”. Infatti l’intera città è teatro di scippi, rapine, regolamenti di conti e omicidi, che  accadono quasi ogni giorno. Gli ammazzamenti degli ultimi giorni lo confermano.

 

La vicenda di Bagnoli è talmente nota da apparire stucchevole ripetere quanto è stato detto e scritto negli ultimi vent’anni. Basterà ricordare che il sindaco aveva promesso di rimuovere la colmata con i fondi comunali ma poi preferì polemizzare con Iritecna e con l’allora presidente Renzi arrivando a dichiarare Napoli “una città derenzizzata”. Una dichiarazione arrogante di cui non si è mai capita l’utilità.

 

Il grandioso complesso architettonico della Mostra d’Oltremare continua a essere precluso alla fruizione quotidiana dei napoletani perché il sindaco non ha capito l’importanza di trasformarla in un rione cittadino secondo una proposta condivisa dal gotha della cultura cittadina. Una soluzione che entusiasma il suo assessore alla cultura Nino Daniele al punto da fargli dichiarare “… Dobbiamo farcela”.

 

L’amministrazione Iervolino aveva varato nell’ottobre 2009 il PIU( piano di interventi integrato)  un piano di interventi nel centro storico per impiegare i 240 milioni di euro stanziati dall’ UE. Ma  non riuscì ad attuarlo.

 

Ci ha provato recentemente la Regione Campania con un piano da 100 milioni di euro nel quale il punto più qualificante è “… un sistema di ‘bike sharing’ per favorire la mobilità dei pedoni e migliorare la qualità dell’ambiente, fondato sul proposito di incentivare l’uso di biciclette da parte dei privati, al fine di ridurre la congestione del traffico e l’inquinamento atmosferico”. L’amministrazione deMagistris si è limitata a studiare la “fasizzazione” di questo piano (un neologismo orrendo) senza chiedersi come si possa proporre l’uso delle biciclette in una città di salite e discese come Napoli.

 

Non c’è uno straccio di idea sulla “rivitalizzazione” di questa parte privilegiata della città, fatta di “persone”, con tutto il loro carico di problemi esistenziali, e non solamente di “ pietre”. Se, grazie a un intervento magico, tutti i “monumenti” fossero riportati al loro originario splendore dalla sera alla mattina, commetteremmo un errore madornale se ritenessimo di avere così risolta tutta la complessa problematica dei centri storici.

 

Per risolverla occorrono interventi progettuali di scala e di natura ben diversi da quelli del mero restauro filologico di alcuni “monumenti”. Vanno certamente attuati gli interventi volti al recupero dei palazzi, delle chiese, delle strade e delle piazze, ma, preliminarmente, è necessario attuare gli interventi finalizzati alla rivitalizzazione” del tessuto sociale. Che è la condizione essenziale perché il processo di degrado non si riformi. 

 

Dica il sindaco quale di questi problemi è stato risolto. E smentisca l’affermazione di Raffaele Cantone che “ Napoli è la città dove si decide il Nulla”.

 

 


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