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02/12/24 ore

Rivolte arabe. Medioriente sull'orlo del fondamentalismo



di Roberto Aliboni

 

Per la seconda volta ci sono state a Bengasi violente manifestazioni di protesta per blasfemie occidentali riguardanti il Profeta. Anni fa furono contro il consolato italiano per la maglietta satirica sul Profeta che l’allora ministro Calderoli provocatoriamente indossò e mostrò in pubblico.

 

 Le manifestazioni dell’11 settembre scorso si riferiscono a un grossolano filmetto privato che è circolato in rete e la cui origine è meno chiara dei fumetti danesi da cui scaturì la manifestazione anti-italiana. Inoltre, la nuova manifestazione è stata un vero e proprio attacco militare contro il consolato americano, a seguito del quale ci sono state vittime fra cui l’ambasciatore degli Stati Uniti a Tripoli. Anche le manifestazioni anti-italiane furono estremamente violente, ma il regime di Gaddafi aveva delle forze di sicurezza che la Libia rivoluzionaria invece non ha, e che quindi non sono intervenute.

 

Cause e pretesti

L’attacco di Bengasi è stato preceduto da manifestazioni al Cairo nel corso delle quali l’ambasciata americana è stata attaccata e penetrata, anche se da azioni meno organizzate militarmente di quelle di Bengasi e senza conseguenze altrettanto micidiali. Mentre in Libia la sicurezza manca, al Cairo esiste ed era ben presente, ma ha platealmente mancato di intervenire in modo adeguato.


A Bengasi, infine, Al Qaida ha rivendicato l’attacco come vendetta per la recente uccisione di Al-Libi in Afghanistan, un alto leader dell’organizzazione di origine libica. In effetti, le circostanze dell’attacco e il suo carattere fanno ritenere che il filmetto blasfemo sia stato un pretesto. Ci si trova invece davanti ad un’azione politicamente più complessa, sicuramente condotta dai salafiti radicali libici, tanto più adirati in quanto, a differenza dei salafiti politici di Egitto, sono stati sonoramente battuti nelle elezioni dello scorso luglio…..

 

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