Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

28/11/24 ore

La Turchia, i diritti umani, e noi



di Lorenzo Ferrari 

(da il.post.it)

 

È stato necessario l’arresto di Gabriele Del Grande per far arrivare la repressione della libertà di stampa in Turchia tra le notizie di apertura dei media italiani. Ed è stato sufficiente il suo rilascio per smettere di parlare di libertà di stampa in Turchia.

 

Certo, la libertà di stampa non è mai in cima alle preoccupazioni delle persone – almeno che non sia una scusa per fare un po’ di polemica politica. Le violazioni della libertà di stampa attirerebbero forse maggiore attenzione se fosse un governo occidentale a bloccare Wikipedia da due settimane e a detenere più di 120 giornalisti: sembra invece che misure di questo genere appaiano tutto sommato normali per un paese come la Turchia, che ci sia poco da scandalizzarsi.

 

Da una parte ci sono quelli per cui la Turchia è sempre stata e sempre sarà un paese fondamentalmente diverso dai paesi europei. Dall’altra ci sono quelli che pure auspicavano l’adesione della Turchia all’Unione europea e leggono i romanzi di Pamuk, ma che ormai si sono rassegnati all’idea che quella Turchia moderna non esista più.

 

L’atteggiamento dell’Unione europea verso la Turchia è un buon riassunto di tutto quello che non funziona nelle relazioni esterne dell’UE: ipocrisia, inerzia, vaghezza, mancanza di visione, errori tattici. Le istituzioni europee paiono incapaci di ammettere quello che ormai è chiaro a tutti sia da questa che dall’altra parte del Bosforo: la Turchia non ha alcuna speranza di diventare uno stato membro dell’UE nei prossimi decenni. Fare chiarezza su questo punto sarebbe il primo passo per riportare le politiche verso la Turchia in linea con la realtà.

 

Minacciando di rallentare o congelare il processo di adesione in mancanza di riforme, la Comunità e l’Unione europea sono spesso riuscite a favorire la transizione democratica nei paesi vicini. In passato hanno spinto alle riforme anche la Turchia, ma ormai le minacce non funzionano più – al contrario, l’Unione europea ha scelto di esporre sé stessa al ricatto politico, consegnando nelle mani della Turchia buona parte della sua strategia sull’immigrazione. È quindi ridicolo che l’UE minacci conseguenze sul processo di adesione a fronte della svolta autoritaria in Turchia: sono minacce a cui non crede nessuno, perché nessuno più crede all’adesione...

 

- prosegui la lettura su ilpost.it

 

 


Aggiungi commento