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02/12/24 ore

La fine delle notizie come le conosciamo



di Luca Sofri

 

Qualche giorno fa era il “compleanno” dell’ormai quinquennale rubrica della Gazzetta dello Sport che si chiama “Notizie che non lo erano”, che nacque perché ci parve che in una particolare settimana fossero circolate molte notizie che appunto si rivelarono poi false: e poi provammo a farla ancora e ci rendemmo conto che quella frequenza non era straordinaria.

 

Al di là della sua successiva popolarità e durata, per me quello fu un passaggio importante nella rivelazione della quota di informazioni false e inaffidabili che leggiamo sui giornali, abituati a pensare siano vere.

 

Oggi, cinque anni dopo, quell’abitudine io l’ho abbastanza persa: anzi temo ormai di averne una contraria, che mi induce a diffidenze pregiudiziali sulla maggior parte di quello che trovo sui media italiani, con le eccezioni di alcuni giornali o autori che nel tempo ho imparato a conoscere come più credibili.

 

Questo progressivo calo di fiducia nei mezzi di informazione mi pare si stia estendendo ulteriormente, e che siamo in una sua nuova accelerazione. Al di là dei luoghi comuni che sono sempre circolati sul cinismo ingannevole di giornali e giornalisti – film come “L’asso nella manica” e “La signora di venerdì” saranno presto vecchi di un secolo – col tempo siamo però rimasti inclini a pensare che ci sia una corrispondenza tra quello che leggiamo e la realtà: ovvero che se c’è scritto così, è così; salvo smentite.

 

Una volta dicevamo “l’ha detto il telegiornale”. Poi però abbiamo cominciato a dubitare anche del telegiornale. Adesso ho l’impressione che questa perdita di credibilità abbia avuto nuove intensità: almeno nel ristretto e non universale ambito che frequento e da cui ricevo feedback e impressioni, in rete soprattutto.

 

Negli ultimi giorni sono state molto commentate le maldestre coperture della strage di Aurora, con notizie inventate e strafalcioni ed esagerazioni allarmistiche. È stata discussa l’enfasi superficiale con cui i giornali hanno dato spazio al “caso” dei falsi followers di Beppe Grillo.

 

C’è stata la storia del documento congiunto Spagna-Francia-Italia: che per quanto è vero che sono stati gli spagnoli ad aver combinato un guaio, è vero anche che quella notizia falsa è andata con gran titoli sull’apertura delle homepage italiane e non su quelle francesi e spagnole. C’è stata la falsa notizia sui tagli alla spesa di Hollande, che ha fatto il giro di Facebook ed è arrivata sul sito di Repubblica, dove un giornalista è stato molto contestato per averla sventatamente ripresa. E poi le dimissioni di Nicole Minetti date per immediate e sparite.

 

Sono quotidiane le segnalazioni in rete, più o meno indignate, di errori, trascuratezze, inciampi dei giornali (James Holmes che è diventato John Holmes nell’apertura di Corriere.it, l’Unità che ha celebrato con gallery fotografica l’anniversario di Enrico Berlinguer ma era invece il compleanno di Luigi)...

 

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