Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

29/11/24 ore

Pdl, le primarie farsa non bastano per salvare il partito


  • Ermes Antonucci

A metà ottobre Silvio Berlusconi annunciava, “per amore dell’Italia”, il suo passo indietro alle prossime elezioni, e lanciava le primarie del Pdl per il 16 dicembre. Da allora molte cose sono cambiate. Mentre il palcoscenico veniva occupato, con ovvie ragioni, da Bersani, Renzi e dagli altri contendenti delle primarie del centrosinistra, l’entusiasmo iniziale all’interno del Pdl ha dovuto inevitabilmente fare i conti con la realtà delle cose.

 

Indire le primarie in un partito da sempre fondato sul culto di una persona e che non ha mai conosciuto, a dispetto dei proclami liberali, barlumi di democrazia e trasparenza, è sembrato essere un passo più lungo della gamba. Ad oggi sono sei le candidature certe delle – addirittura – 19 annunciate, con la sola Giorgia Meloni in grado di poter rosicchiare voti al segretario Angelino Alfano, in attesa solo di essere incoronato dall’apparato del partito.

 

Nella competizione aleggia, però, lo spettro di Berlusconi. L’ex premier pare non avere proprio alcuna intenzione di ritirarsi e non passa giorno senza che si parli della sua nuova creatura politica, una nuova Forza Italia che verrebbe annunciata a breve. Tutto questo fa sì che da un momento all’altro i candidati, ora impegnati esclusivamente alla ricerca delle firme necessarie a partecipare (10mila), possano veder sfumare il lavoro fino adesso svolto.

 

Ipotesi, quella del ritorno in campo, alimentata dai molti “ci sto pensando” del Cavaliere, che hanno scomposto leggermente il delfino Alfano: “Se davvero dovesse tornare in campo come ha annunciato, mi chiedo il significato di queste primarie, che hanno senso solo se non si candida”. Ma tutti, con poche e timidi eccezioni, sembrano disposti a chinare il capo di fronte ad una soluzione del genere.

 

Se ancora non è certo lo svolgimento delle primarie, forti dubbi permangono sugli stessi scopi che queste dovrebbero prefiggersi, essendo limitate al solo Pdl. “Che cosa si vota con le primarie? – si chiede Franco Bechis sulle pagine di Libero – In quelle del Pd è chiaro che si sceglie un candidato premier della sinistra, tanto è che alla gara hanno partecipato esponenti di altre forze politiche, come Nichi Vendola e Bruno Tabacci. Che c’è in palio nelle primarie del Pdl? Non si sa”.

 

Per non parlare della data, il 16 dicembre, da molti ritenuta troppo vicina e sintomo di una decisione sbrigativa e disinteressata: “Sono loro (i “dinosauri del partito” ndr) che hanno questa dannata fretta di fare le primarie o piuttosto di non farle per niente – scrive Filippo Facci –. A loro non interessa che se ne parli, la sovraesposizione mediatica, i confronti televisivi e altra roba da comunisti: quasi vent’anni di non-partito e loro vorrebbero passare direttamente alle «primarie» senza neppure spiegare bene che cosa siano”.

 

Le primarie-farsa del Pdl potrebbero inoltre dare un duro colpo alle già fragili casse del partito, tanto che sarebbe stato il coordinatore nazionale Denis Verdini, aprendo la riunione con i coordinatori, a dire piuttosto esplicitamente: “La questione finanziaria incombe sul partito”.

 

Insomma, coloro che ingenuamente credevano che il Pdl potesse imboccare la strada di una rinascita democratica senza la presenza del suo padre-padrone, hanno dovuto ricredersi. Il partito non sembra in grado di prescindere dal suo passato, ed evitare così di sprofondare definitivamente alla prossima chiamata alle urne.


Aggiungi commento