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04/12/24 ore

Roma, candidato sindaco “non-politico” cercasi


  • Antonio Marulo

Su queste pagine l’avevamo definito un "uomo per tutte le provvidenze", figura senza macchia da proporre ora per un incarico, ora per un altro. Di lui si parlò con insistenza come sostituto di Lupi dopo la bufera che investì il ministero dei Lavori pubblici. Con le dimissioni di Ignazio Marino, Raffaele Cantone è apparso immediatamente in prima fila anche nella rosa dei candidati sindaco di Roma in quota Partito democratico.

 

Il diretto interessato, ex magistrato, diventato bravo e capace in tutto suo malgrado, pare che abbia preso le distanze da un coinvolgimento non desiderato, preferendo restare nel ruolo salvifico dell'Autorità Nazionale Anticorruzione.

 

In mancanza di “presentabili” secondo l’ottica dell’antipolitica, c'è chi ha guardato a un altro uomo della provvidenza, tale Alfonso Sabella, magistrato anch’egli (ma in aspettativa), già assessore alla legalità uscente dell’amministrazione Marino. Per questi potrebbe profilarsi alla peggio un impegno da commissario che accompagni la Capitale alle elezioni: prospettiva che si è tentato di scongiurare lasciando al suo posto il "Chirurgo", malgrado la bufera mafiosa di Buzzi e Carminati, prima di capire che i danni elettorali sarebbero stati alla lunga maggiori.

 

Adesso, con il voto alle porte, il problema di come non perdere la guida di Roma si è fatto per il Pd stringente. L’estrema ratio potrebbe essere quella di prendere tempo con una scusa plausibile che interrompa il percorso naturale previsto dalla legge. Luigi Zanda ha tirato dal cilindro lo spauracchio dell’ordine pubblico, minacciato dalla concomitanza di due eventi a detta sua inconciliabili: il Giubileo straordinario e la campagna elettorale. Da qui la proposta di rimandare il tutto ad Anno Santo terminato, nella speranza che si compia il miracolo della scoperta di un candidato credibile e affascinante, che abbia la forza di impedire l’ascesa al Colle capitolino dei 5Stelle o di una destra che dopo la gestione disastrosa di Alemanno non pensava a tanta grazia.

 

Va detto che anche quest’ultima è in cerca disperata di un candidato “presentabile”. Da vecchio ed eterno imprenditore “prestato” alla politica, Berlusconi ritiene che le grandi città vadano amministrate con criteri imprenditoriali da un manager (come se non avessimo già avuto abbastanza di tale fallimentare modello propinato dai professionisti-non professionisti della politica). L’unico che attualmente pare sia ritenuto dotato delle caratteristiche richieste è Alfio Marchini, erede di “palazzinari” comunisti doc, già sconfitto alla precedente elezione comunale con la lista personale e molto parodiato sui social network.

 

Marchini è il classico “né né” che fa politica ponendosi fuori dalla politica, con un piede a destra e l’altro a manca. Uno dei tanti della fantomatica società civile che una volta messa alla prova ha fatto finora flop. L’ennesimo marziano che si propone come salvatore della patria, che non si sa però quanto ami al momento essere qualificato come candidato berlusconiano.

 

Egli rappresenta comunque l’altra faccia della “non-politica”: quella legata al mondo dell’economia, della finanza e dell’impresa, che si contrappone a quella che fa capo a una parte della magistratura - tanto inseguita e adulata da una certa sinistra - che ama confondere e confondersi nei poteri dello stato, approfittando del vuoto e della crisi che ormai da mani pulite in poi vivono i partiti e la cosiddetta politica con la P maiuscola: la politica che in un editoriale del Corriere della Sera Antonio Polito definisce “buona” e da non confondere - ci si augura per carità di patria - con la “bella” di veltroniana memoria.

 

 


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