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02/12/24 ore

Legge elettorale, e dacci oggi la polemica surreale quotidiana Pd-M5S


  • Antonio Marulo

“Che barba che noia, che noia che barba!” Il pomeriggio politico italiano è stato monopolizzato da una polemica Pd-M5s che la dice lunga sul livello del dibattito. Casus belli un incontro mancato per discutere di legge elettorale: dell’Italicum da integrare con parti del Democratellum, ribattezzato da Renzi Complicatellum, il tutto per sostituire il Porcellum. Roba da clinica psichiatrica solo per i nomi.

 

In sostanza, le delegazioni dei due partiti dovevano incontrarsi alle 15. Incontro annullato per volontà dei democratici, stufi delle “chiacchiere” per fare melina strumentale del M5S e in attesa di una preventiva risposta scritta sulle dieci domande formulate per testare la reale volontà di Grillo in materia di riforme.

 

In luogo dell’evento previsto, i grillini, guidati dal vicepresidente della Camera Di Maio, hanno indetto una conferenza stampa per raccontare la loro versione, sottolineare l’inattendibilità del Pd e “nominare” come interlocutore unico da ora in avanti il premier in persona.

 

Intanto Grillo sparava prima a zero contro gli “sbruffoni della democrazia”, poi apriva al dialogo, rimarcando la coincidenza del suo pensiero con quello espresso da Di Maio nella sala stampa di Montecitorio. A conferma della presunta disponibilità, in serata arrivavano a mezzo blog i 10 Sì alle domande con relative risposte, che potrebbero purtroppo aprire nuove prospettive sull’incontro-sceneggiata in diretta streaming.

 

E sì, perché quella che è stata fortunatamente oggi evitata è la solita messinscena a uso e consumo di canali all news come Sky, dei siti internet di comunicazione, dei social network e del cosiddetto “popolo della rete”, con i protagonisti troppo impegnati a recitare il copione scritto per il pubblico per poter pretendere di alzarsi dal tavolo di lavoro con qualche risultato degno di nota.

 

Ne abbiamo avuto conferma anche nell’ultimo e recente summit Pd-M5S in streaming, presente anche Renzi: imbarazzante è dire poco; inutile e noioso non ne parliamo. Del resto, dopo la figura non esaltante di Bersani nella prima nazionale assoluta e il cabaret Renzi-Grillo nel corso delle consultazioni per la formazione del governo in carica, anche l’effetto novità sul prodotto è scemato.

 

Per questo vale la pena suggerire un 11esimo punto, in aggiunta al decalogo (sul quale andrebbe fatto un discorso distruttivo a parte) somministrato dal Pd a Grillo e Casaleggio: no allo streaming, basta teatrino 2.0! Facciamo i seri. Per una volta. I Crozza di turno hanno già abbastanza materiale per i loro monologhi satirici. Di questo passo si rischia davvero di uccidere una categoria: gli autori.

 

 


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