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02/12/24 ore

Grillo-Le Pen, un movimento di pancia


  • Ermes Antonucci

Le pistolettate in salsa greca sono lontane, lontanissime dal clima politico italiano, ma – inutile negarlo – che esista un minimo comune denominatore tra i movimenti populisti che stanno segnando in modo trasversale il panorama partitico europeo, questo è più che evidente. La formula magica, nella sostanza, è rappresentata da un mix esplosivo di euroscetticismo e conservatorismo, che si abbevera di contenuti tradizionalmente di destra e che si fonda pericolosamente sugli umori sempre più scottanti della piazza.

 

Da Beppe Grillo, leader del primo partito italiano alle ultime elezioni (se si escludono le circoscrizioni estere), è giunta pochi giorni fa quasi una confessione. Sceso a Roma per bacchettare i non-allineati e mantenere unito il gruppo, l’ex comico genovese ha illuminato ai suoi la strada da percorrere: “Noi parliamo alla pancia della gente. Siamo populisti veri. Non dobbiamo mica vergognarci. Quelli che ci giudicano hanno bisogno di situazioni chiare. Abbiamo raddrizzato la situazione, siamo stati violenti per far capire alla gente. Se andiamo verso una deriva a sinistra siamo rovinati”.

 

Il futuro del Movimento 5 Stelle, insomma, è a destra, sia per motivi ideologici (si vedano le posizioni di Grillo sull’immigrazione o sulla giustizia) sia per motivi strettamente elettorali: mentre per il centrosinistra si profilano mesi di visibilità ed autoreferenzialità in virtù delle primarie, l’uscita di scena di Berlusconi potrebbe aprire un ampio varco ad un movimento che, come quello morente dell’ex premier, fonda il proprio successo su un rapporto di tipo emozionale con il proprio elettorato piuttosto che politico.

 

A conferma della condivisione da parte dei grillini – anzi, di Grillo – di una posizione reazionaria, cioè di una linea conservatrice e solo apparentemente rivoluzionaria, proposte di intese trans-europee in vista delle prossime elezioni per il Parlamento europeo hanno cominciato ad echeggiare per bocca dei movimenti nazional-populisti presenti negli altri paesi, e in particolare quello d’Oltralpe che fa capo a Marine Le Pen.

 

Le ricette anti-crisi del Fronte Nazionale di Le Pen, che secondo un recente sondaggio potrebbe addirittura diventare il primo partito francese alle prossime elezioni europee, sono quelle tipiche della destra sociale e nazionalista: fine dello spazio di Schengen, addio all’euro, patriottismo economico, nazionalizzazione delle banche, superiorità del diritto nazionale sulle direttive europee, moratoria sull’immigrazione.

 

Ma per attuare questo piano, Marine Le Pen è alla ricerca di alleati con i quali costituire, dopo le elezioni, un gruppo parlamentare a Strasburgo (servono almeno 25 eurodeputati provenienti da almeno sette paesi diversi). Da questa necessità nasce l’appello rivolto da Le Pen alle forze euroscettiche per unire le proprie energie e cambiare (o forse a cancellare) l’Europa.

 

Nonostante alcune titubanze mostrate dal leader del Fn nei confronti del Movimento di Grillo – di cui condivide le perplessità sull’euro ma fa fatica “a capire la coerenza del progetto” – alcuni contatti tra i due megafoni populisti pare ci siano stati.

 

Dopo timidi accenni al dialogo nello scorso aprile (“Grillo? Spero di incontrarlo, gli staff sono in contatto”), ora sembra che le prove di intesa si siano intensificate. Secondo quanto riporta Il Giornale, circa venti giorni fa un deputato francese del Fn ha avuto un incontro riservato con Gianroberto Casaleggio, braccio destro (se non addirittura mente) di Beppe Grillo.

 

Sarebbero molte, infatti, le idee comuni tra Marine Le Pen e il pensiero del duo Grillo-Casaleggio: la lotta all’Europa dei tecnocrati, le accuse alle banche, le critiche all’euro, alle politiche di austerity imposte da Bruxelles, alle ipotesi di cittadinanza facile e all’aperture dei confini. Grillo ha smentito l’incontro, ma la fonte del Giornale, in contatto diretto col Fn, giura il contrario: “Sono incontri interlocutori, ma ci sono”.

 

Che si realizzi o meno l’intesa, questo è difficile prevederlo, ma neanche necessario per la nostra analisi. Ciò che conta, in realtà, è notare quanto siano simili i contenuti anti-europeisti, e più in generale politici, sbandierati dai leader dei movimenti populisti che si stanno affermando in tutta l’Europa (dalla Francia alla Gran Bretagna, passando per Olanda, Grecia, Belgio, Ungheria, Danimarca, Svezia…) e che mirano a stravolgere l’intero sistema comunitario a partire dalle prossime elezioni europee di primavera. Con possibili pericoli, anche seri, per l’ordine pubblico.

 

 

 

 


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