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03/12/24 ore

L’impotenza dell’AgCom verso una "campagna elettorale illegale"


  • Andrea Spinelli Barrile

La Lista Amnistia Giustizia e Libertà ha manifestato davanti alle sedi di Roma e Napoli dell'Autorità garante delle telecomunicazioni per segnalare la "totale illegalità di questa campagna elettorale".

 

Dopo il pasticcio sondaggi, storicamente ed ormai cronicamente utilizzati a scopo propagandistico e non informativo, si registra ora l'ennesimo pasticcio nell'approfondimento politico televisivo: l'accusa lanciata dalla Lista Amnistia Giustizia e Libertà è proprio il tentativo, ormai cronicizzato, di condizionare le scelte degli italiani che si recheranno alle urne domenica prossima (e, perché no, anche la scelta di chi non si recherà da nessuna parte), predeterminando alcune condizioni di vantaggio della politica "mainstream" a discapito, tra gli altri, proprio della Lista di scopo voluta dai Radicali.

 

La cancellazione totale di alcune tematiche (come le condizioni delle carceri e il dissesto in cui si trova la giustizia italiana) dal panorama dell'informazione politica in campagna elettorale era già stato oggetto di una delibera del 2 agosto scorso dell'AgCom, che aveva intimato alla Rai (la quale, lo ricordiamo, è la tv di Stato) "di assicurare la trattazione delle iniziative intraprese dai Radicali e dal loro leader Marco Pannella sul sovraffollamento delle carceri in programmi di approfondimento che, per congrua durata e orario di programmazione, risultano maggiormente idonei a concorrere adeguatamente alla formazione di un'opinione pubblica consapevole su temi di attualità di rilevante interesse economico e sociale, entro dicembre 2012”.

 

Come tutti hanno potuto constatare l'ordine impartito dall'AgCom non solo non ha ricevuto ottemperanza da parte della Rai, ma ad oggi l'AgCom stessa - denuncia la Lista Amnistia Giustizia e Libertà - non ha fatto nulla per rispettare il suo stesso provvedimento.

 

Un secondo aspetto è legato alle tribune elettorali: ripristinate dopo 5 anni di assenza illegale (dato che la Rai sarebbe obbligata per legge a trasmetterle in periodo non elettorale), e che vengono oggi "nascoste in orari di basso ascolto e con format di scarso appeal".

 

In mancanza delle tribune gli elettori possono tuttavia fruire dei talk-show. Ma anche su questi le problematiche non sono da poco: con la delibera del 31 gennaio 2013 l'AgCom infatti "legittima le condotte di regime", riconoscendo uno spazio superiore alle coalizioni che non alle liste (come, parallelamente, con la legge elettorale 'Porcellum' si votano le coalizioni); l'ennesimo illecito secondo i Radicali, visto che tale criterio modifica quanto già espresso dalla Commissione parlamentare di vigilanza Rai.

 

Un terzo profilo di criticità è proprio allo spazio concesso alle liste: se Rivoluzione Civile, Fare per Fermare il declino, M5s hanno avuto la possibilità di presenziare in studio dei principali talk-show (ad esempio Ballarò su Rai3, In mezz'ora su Rai2, Piazza Pulita e Servizio Pubblico su La7) la stessa cosa non è stata garantita proprio alla Lista Amnistia Giustizia e Libertà, che vede in questo caso un'evidente disparità di trattamento.

 

Secondo i dati di ascolto effettivamente tale disparità appare piuttosto evidente: il casus belli di Ballarò però, secondo la lita Amnistia Giustizia e Libertà, è emblematico: dall'8 gennaio al 17 febbraio sono andate in onda 7 puntate della trasmissione di Giovanni Floris, che hanno ospitato in totale 27 esponenti politici presenti, nei vari schieramenti, alle prossime elezioni; mai ospite un esponente della Lista AGL.

 

I risultati sono, o meglio non sono perché nessuno li manda in onda, sotto gli occhi di tutti: il tema giustizia è sostanzialmente cancellato in questa campagna elettorale, l'audience delle tribune politiche si attesta al di sotto dei 200mila telespettatori medi, la disinformazione galoppa e AgCom dimostra, per l'ennesima volta, l'inutilità di un garante che non garantisce.


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