Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

28/11/24 ore

Ponte Milvio, la strage dei lucchetti


  • Florence Ursino

Tre metri sotto il ponte, sull'argine, lambiti dalle acque della memoria. O dentro un museo: 'Amore e ruggine', spiegherebbe la guida elettronica ai nostri nipoti, 'mostra dedicata al più grande simbolo dell'amore all'inizio del XXI secolo: il lucchetto'.

 

E mentre gli occhi della nostra progenie continuerebbero a stupirsi di quell'arcaica e romantica visione, ricordando altresì le parole dei loro avi ('sta mano po esse fero e po esse piuma'), la voce nelle cuffie ripercorrerebbe la storia di quell'ammasso di tenera ferraglia, strappata a colpi di tronchesi da uomini senza cuore al suo luogo d'origine, mentre nell'aere schegge e polvere ferrosa disperdevano echi di promesse d'amore consacrate al dio Moccia (divinità romana dei primi anni 2000, protettore dell'industria cine-letteraria italiana).

 

E' stato quindi un momento di estrema rilevanza storica quello che ha visto, il 10 settembre del 2012, gli uomini dell'Ama (Azienda ambientale di Roma) accanirsi (con scarsa previdenza) sui lucchetti degli innamorati, attaccati per sempre alle catene di Ponte Milvio dalle migliaia di chiavi che ora risiedono soddisfatte sul fondo del Tevere.

 

La famosa scena del film di Federico Moccia, emulata in questi anni così tante volte da aver reso praticamente miliardari i ferramenta capitolini, da oggi non potrà più ripetersi perchè, ha spiegato il presidente del XX Municipio, Gianni Giacomini, i lucchetti vanno tolti per “rispettare la volontà dell'86% delle persone che si sono espresse a favore della rimozione”. Ma – ha anche precisato temendo la decapitazione per mano degli insorti fedeli a Federico Barbamoccia – la sovrintendenza sta pensando già ad una soluzione per ricollocarli”.

 

Una delle idee riparatrici, nell'attesa che i simboli sacri vengano riconosciuti come patrimonio etnografico, è quella di trasferirli al museo di Arti e tradizioni popolari, habitat ideale per un costume (quello de attaccà lucchetti sotto le stelle brillarelle co li mejo grilli pe fa cri cri) diffusissimo sin dai tempi degli antichi romani (Veltronibus et similia).

 

Intanto, ha assicurato Giacomini a chi teme un'ondata di attacchi terroristici da parte del gruppo 'Scusamamichiamoamore' volti a restaurare il regime dei lucchetti, “la Polizia di Roma Capitale vigilerà” sul Ponte dei sospiri. Senza democraticamente dimenticare, come spiega l’assessore alla Cultura del XX Municipio, Marco Perina, che “prima di reprimere bisogna educare: per questo andava spiegato il valore archeologico e monumentale del ponte iniziando dalle scuole elementari e anche, in qualche modo, cercando di vincere il modello culturale di Federico Moccia. Con un’azione così punitiva non si risolvono i problemi con i ragazzi”.

 

E mentre si attende rassegnati l'inevitabile e sanguinosa ribellione, da fonti segrete (il sovrintendente Broccoli) trapela la notizia secondo cui a gennaio sarebbe pronta l'area giardino del ponte “in modo che i ragazzi possano andare lì”. 'In quello che' sussurra la cuffietta agli affranti nipoti 'oggi è ricordato come il ghetto del lucchetto'.


Aggiungi commento