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02/12/24 ore

Marò, l’imbarazzante ambiguità dell’Onu


  • Ermes Antonucci

“Risolvetevela da soli”: questa è stata, nella sostanza, la clamorosa risposta dell’Onu al governo italiano, che, per iniziativa del ministro degli Esteri Emma Bonino, aveva richiesto un maggior sostegno da parte del massimo organismo internazionale sulla vicenda dei due marò bloccati in India.

 

Era stata proprio la titolare della Farnesina a chiamare in causa l’Onu, chiedendo all’Alto commissariato per i Diritti umani di valutare se ci fossero gli estremi per procedere “per violazione dei diritti umani, per quanto riguarda la mancanza di un capo di imputazione per i fucilieri di Marina da parte dell’India dopo due anni, accompagnata da una restrizione della libertà”.

 

Dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, tuttavia, è giunto un no secco ed immediato: “È meglio che la questione venga affrontata bilateralmente piuttosto che con il coinvolgimento delle Nazioni Unite”.

 

La lavata di mani dell’Onu non è piaciuta a Bonino, che ha espresso “grande rammarico e fortissime perplessità”, spiegando che la questione dei marò ha ormai superato lo status bilaterale dal momento che “sono in gioco l’applicazione dello stato di diritto e due risoluzioni dell’Onu”. “Non si tratta di una divergenza tra due membri dell’Onu – ha proseguito il ministro degli Esteri – ma di una massa critica di stati che solleva un problema di principio fondamentale”.

 

A rendere infatti ancor più paradossale la decisione dell’Onu di non intervenire per promuovere la risoluzione della controversia italo-indiana (un rifiuto che, nella pratica, smentisce le stessa finalità di fondo dell’organizzazione internazionale), è stato il sostegno espresso invece dall’Ue e dalla Nato nei confronti del governo italiano, in merito alle ripercussioni negative che l’applicazione della legge antiterrorismo nei confronti dei due marò potrebbe avere sulla lotta alla pirateria e al terrorismo internazionale.

 

Mentre, insomma, l’Onu si tirava indietro, il segretario generale dell’Alleanza atlantica Anders Fogh Rasmussen si diceva “personalmente preoccupato per i due marò italiani e per l’idea che siano perseguiti per terrorismo”, e l’alto responsabile per gli esteri dell’Ue Catherine Ashton definiva l’accusa di terrorismo ai due marò “allarmante per tutti i governi dell’Unione europea, con gravi implicazioni per tutte le azioni antiterrorismo comuni”.

 

La presa di posizione dell’Ue, pur giungendo anch’essa in ritardo (era la stessa Ashton, un anno fa, a ritenere la questione marò un “affare bilaterale fra Italia e India”), assieme alla raccomandazione della Nato rappresenta ora per il governo italiano una leva di fondamentale importanza con la quale smuovere le resistenze del Palazzo di Vetro, convinto che l’intera vicenda costituisca un semplice bisticcio tra due paesi, privo di ripercussioni significative sul piano dei rapporti internazionali.

 

E’ proprio riferendosi alla “preoccupazione condivisa” da Nato e Ue, infatti, che Bonino ha ribadito ieri il proprio rammarico per la reazione di Ban Ki-moon, che, così, ha deciso di fare un mezzo dietro-front, assicurando “comprensione e un intervento verso le autorità indiane”. Rendendo la posizione dell’Onu, probabilmente, ancor più ambigua ed imbarazzante.


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