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03/12/24 ore

Processo ai marò, l'accusa di terrorismo e l'ennesimo rinvio



Doveva essere una giornata decisiva, ma è diventato solo l'ennesimo rinvio: la Corte Suprema di New Delhi ha infatti riscontrato troppo divario tra la richiesta avanzata dalla pubblica accusa e la strenua opposizione difesa nel caso di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò la cui complessa vicenda sta scatenando una vera e propria crisi diplomatica tra Italia e India, e ha deciso di rinviare al 18 febbraio l'udienza in cui si deciderà la sorte dei fucilieri.

 

Contro questi ultimi la Procura generale indiana ha infatti richiesto di applicare la legge antiterrorismo, formulando un'accusa basata su una versione 'modificata' della legge per la repressione della pirateria (Sua Act) che non prevede la pena di morte, ma un'imputazione per “violenze” che prevede fino a 10 anni di carcere.

 

Un'accusa “inaccettabile” quella lanciata dalle autorità indiane, secondo il premier Enrico Letta, perchè “assimila l'incidente a un atto di terrorismo” e, sottolinea una nota di Palazzo Chigi, “l'Italia non è un Paese terrorista”. Una posizione netta, quella del governo italiano che, per bocca della ministra degli Esteri, Emma Bonino, ha fatto sapere che la vicenda dei marò saraà portata sul tavolo del Consiglio dei ministri degli Esteri europei, che si riunisce oggi a Bruxelles.

 

“Non è pensabile l’accusa di terrorismo per un Paese che assume la presidenza dell’Ue tra pochi mesi ha spiegato la titolare della Farnesina – La Corte indiana prenda atto dell'inaccettabilità e dell'irragionevolezza totale di questo capo d'accusa”. Intanto l'inviato Staffan de Mistura dopo l'udienza ha “riproposto con forza” la richiesta che i marò tornino in Italia in attesa di una soluzione sul processo.


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