Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

03/12/24 ore

Europa e Stati nazionali, la profezia di Altiero Spinelli


  • Silvio Pergameno

Il famoso “Manifesto di Ventotene”, scritto nell’isoletta dell’arcipelago delle “Ponziane” nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nella condizione di “confinati” antifascisti, consta di due parti frammiste, una, di carattere spiccatamente ispirata al federalismo europeo, è dovuta alla penna di Altiero e l’altra, di carattere economico-sociale, al coautore.

 

Si era in una fase della seconda guerra mondiale nella quale l’asse Berlino-Roma aveva ottenuto dei successi, ma nel “Manifesto” la vittoria finale degli alleati era data come una premessa che non aveva bisogno di dimostrazioni e i due autori si ponevano direttamente il problema del dopoguerra, di come l’Europa si sarebbe riorganizzata, dopo la fine del fascismo e del nazismo. E Altiero vedeva la democrazia in pericolo se, come poi è accaduto, gli stati nazionali fossero stati ricostruiti “dove erano e come erano”, con le stesse strutture, gli stessi partiti, le stesse culture…

 

Da allora sono passati tre quarti di secolo. Settantacinque anni nel corso dei quali la spinta emozionale causata dal più grande massacro della storia dell’umanità ha sicuramente costituito un baluardo a colpi di testa come quelli che hanno dominato il ventennio successivo alla pace di Versailles (il primo di questi colpi), ma la “profezia” di Ventotene è stata dimenticata nel fondo di un cassetto.

 

Gli stati nazionali sono stati ricostruiti e gli approcci “federalisti” – cioè l’idea di fare dell’Europa una federazione di stati, alla quale i singoli paesi conferivano porzioni di sovranità in campi specificamente determinati (politica estera, difesa, linee generali dell’economia) - sono diventati sempre più genericamente “europeisti”. Certo, non si è tornati più ai tempi delle risse quotidiane e si è instaurato un processo esistenziale nel quale le nazioni europee hanno creato anche dei luoghi istituzionali di convivenza, di collaborazione e nella sostanza di coordinamento (o tentativi di…) degli interessi nazionali. Ma le sovranità nazionali sono state ben conservate, con la prova più evidente fornita dal fatto che il Regno Unito ha deciso di abbandonare la nave senza dover chiedere il permesso a nessuno.

 

Ce l’immaginiamo noi un fatto analogo all’interno dei nostri stati? Una Lombardia o una Borgogna, una Baviera, una Slesia, una Castiglia…che un bel giorno si sveglia male e manda una bella lettera di saluto a Bruxelles? E oggi assistiamo al successo del Front National in Francia (frenato solo da innaturali alleanze tra socialisti postgollisti) , di Alternative fuerDeutschland in Germania, del Movimento 5 Stelle in Italia, al rilievo assunto da movimenti come quelli di Orbàn in Ungheria e di Hofer in Austria o di Podemos in Spagna, dove i socialisti sono in grande crisi….

 

Angela Merkel è in difficoltà, ma non ci sembra abbia mai speso parole per illustrare non tanto il ruolo della Germania in Europa, quanto, all’inverso, i motivi che la Germania ha per stare in Europa, cosa cioè significa per la Germania stare in Europa e cosa l’Europa significa per la Germania. Il problema è proprio questo. Anche perché sul tema le differenze tra i tedeschi dell’est Repubblica federale (capitale Bonn) e quelli dell’ex Repubblica democratica (capitale Berlino) sono notevoli. Ma ha un senso cercare di fermare Alternative fuerDeutschland correndole dietro?

 

E attenzione, le posizioni di questo movimento nuovo sono pericolose perché, pur sfruttando l’onda qualunquistica della paura dell’immigrato, sono però calibrate su una linea politica: niente nostalgie filonaziste e con una decisa presa di posizione al riguardo e non buttare a mare l’Europa, ma un’Europa senza euro e senza pretese di dare ordini dall’alto e, anzi, ben attenta a tutelare gli stati nazionali nel pieno esercizio della loro sovranità indiscussa. Al fine di tutelarne il miglior esercizio….

 

Ecco l’europeismo. L’europeismo che non perde occasione per tributare riconoscimenti e ossequi ad Altiero Spinelli, per ricordarne l’opera, rendere omaggio alla memoria…dietro il sostanziale oblio delle lezione che da Ventotene tanti anni fa venne data al vecchio continente, che non ha sinora saputo comprenderne il significato.

 

 


Aggiungi commento