Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

30/11/24 ore

Boldrini non è Mastella, la differenza è di genere


  • Luigi O. Rintallo

Deve far parte della tipologia caratteriale di Enrico Letta quella di rispondere mele per pere. Lo fece in un’intervista a «QR» del 2004, quando alla domanda se non riteneva che il welfare andasse riformulato emancipandosi dall’ideologia di certa sinistra abituata a prescindere dal “chi paga”, rispose che la colpa era del clientelismo democristiano.

 

Come se la crisi del welfare risiedesse soltanto nel malaffare o nella corruttela, e non da un’obiettiva impraticabilità in tempi di globalizzazione. Ci ricade ora in veste di premier, nella replica a un articolo di Vittorio Feltri sul «Giornale».

 

Feltri aveva evidenziato il trattamento di favore riservato dai media alla presidente della Camera, che ha usufruito di un “passaggio” sull’aereo della Presidenza del Consiglio per partecipare, assieme al compagno, ai funerali di Nelson Mandela: quando un identico episodio aveva riguardato il figlio dell’allora ministro di Giustizia Clemente Mastella, aggregatosi anch’egli a un viaggio ufficiale, si scatenò una polemica che durò svariati giorni, inzaccherando non poco l’esponente del governo Prodi.

 

Eppure – rileva l’editorialista – in entrambi i casi non c’era stato alcun aggravio per l’erario, solo che per l’ex democristiano mancarono la comprensione e le giustificazioni prontamente esibite in questa occasione. Come risponde il premier?

 

Secondo lui, nei confronti di Laura Boldrini, “resta il pregiudizio sessista, indizio di un doppiopesismo palese, qualunque sia la matrice politico-culturale.Nessuna polemica, mai, sulle mogli accompagnatrici di uomini delle istituzioni. Levata di scudi, invece, se l’accompagnatore è uomo, a maggior ragione se non ufficialmente coniugato. Non c’è bisogno delle 'quote azzurre'. Basterebbe un minimo di buon senso, purtroppo merce rara di questi tempi”.

 

Immediata la chiosa dell’opinionista: “Continuo a non capire, signor presidente, perché sia considerato lecito il viaggio di Laura Boldrini (con fidanzato) e, invece, giudicato illecito quello di Clemente Mastella (con figlio). Mi sarei aspettato una spiegazione di buon senso e mi rammarica che lei non me l’abbia fornita”. Poco appassiona il gossip politico e tanto meno chi accompagna chi.

 

Preme sottolineare un altro aspetto. La rappresentanza dell’Italia era affidata al primo ministro Enrico Letta, che in Sudafrica si è recato senza nessun altro esponente politico, nemmeno il ministro degli Esteri Emma Bonino, che pure un qualche ruolo nella lotta per i diritti civili l’ha svolto durante la sua attività politica.

 

Ci si chiede a cosa serviva la presenza della presidente della Camera. A parte la possibilità di poter scattare delle foto nello stadio di Johannesburg, che ritraggono una Boldrini commossa e che sono state subito scaricate sui siti web, è difficile individuare la necessità della sua partecipazione al viaggio presidenziale.


Aggiungi commento