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30/11/24 ore

"Ruota degli esposti": il caso Mangiagalli e l'esperienza sul campo di 'Salvamamme'



 Il caso del bimbo lasciato nella “ruota” della Clinica Mangiagalli di Milano ha riproposto all’attenzione della stampa il problema dell’abbandono di neonati, che l’Associazione "Salvamamme" che presiedo già oltre quindici anni fa, di fronte ai frequenti rinvenimenti di neonati gettati nei cassonetti dei rifiuti, ritenne di affrontare, muovendo dall’irrefutabile considerazione che non esisteva alcun paragone possibile tra un bambino vivo e vegeto e legalmente affidato a genitori adottivi e un neonato fatto morire in condizioni orribili.

 

Così venne proposta la messa in opera di moderne “ruote degli innocenti”, ci si adoperò per far conoscere l’istituto del “parto anonimo” e si ottenne presso l’Istituto di Neonatologia del Policlinico “Umberto I°” di Roma l’allestimento di un servizio per il prelievo e la conseguente assistenza di neonati non desiderati, accessibile attraverso apposito numero telefonico. Arrivarono due volte troupes televisive dalla Germania dove in breve vennero allestite numerose culle termiche; esempio seguito da Austria e Ungheria.

 

L’ostacolo da superare era anche allora quello che tutt’oggi viene contrapposto, la colpevolizzazione della mamma che lascia il suo bambino e la convinzione che la possibilità di un abbandono legale del neonato ne favorisse la pratica. Ma proprio “Salvamamme”, che già aveva compreso le tragedie nascoste nelle “maternità estreme”, poteva sperimentare l’emersione di un altro filone sociale, pur insediato in condizioni di vita impossibili.

 

Erano tante le telefonate che arrivavano all’Associazione di gestanti e neomamme che ci dicevano: ”Voi ci dite come possiamo fare a lasciare legalmente il nostro piccolo, ma noi, anche nelle condizioni di difficoltà estreme in cui ci troviamo, il figlio lo vogliamo tenere. Aiutateteci!”. E così Salvamamme è enormemente cresciuta su questo secondo di intervento, tenuto in essere con enorme fatica, con il sostegno delle istituzioni e con una sentita partecipazione della cittadinanza.

 

Una lunga esperienza, la cui complessità e le cui contraddizioni ci hanno soprattutto insegnato a non giudicare.

 

Maria Grazia Passeri

Presidente di “Salvamamme”


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