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28/11/24 ore

Crescita, Visco trascura la zavorra bancocentrica


  • Antonio Marulo

Premessa: le cosiddette parti sociali (Triplice sindacale e Confindustria in primis) sono state tra le principali responsabili della formazione dei mali che affliggono il sistema-paese così com’è oggi; altresì, non è un mistero che le stesse restino uno degli ostacoli (chissà quanto insormontabile) alle riforme di cui necessita l’Italia, in qualità di fieri rappresentanti di quel blocco conservatore che si maschera di falso riformismo.

 

Detto ciò, non sembra in vero generoso scaricare sulla “strana coppia Camusso-Squinzi” – come l’ha definita Matteo Renzi – tutto il fardello della colpa per la crescita che non c’è. In proposito, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco è intervenuto alla Luiss per ribadire un po’ il concetto, sottolineando che "rigidità legislative, burocratiche corporative, imprenditoriali, sindacali, sono sempre la remora principale allo sviluppo del nostro paese". Per Visco i "segnali di risveglio che vediamo sono incoraggianti, ma vanno confermati con un'azione riformatrice costante, solo affrontando risolutamente i nodi strutturali".

 

Ecco, si dà il caso che fra i nodi strutturali bisognosi di “un’azione riformatrice” dovrebbe rientrare a pieno titolo anche il sistema bancario. Non va dimenticato infatti che la più grande crisi economica dal 1929 parte proprio dalle banche che un bel giorno hanno smesso, appunto, di fare le banche mandando il sistema a rotoli, soprattutto e maggiormente nei paesi come l’Italia dove tutto gira intorno agli Istituti di credito.

 

In tempi di crisi questi dovrebbero essere ancor più il volano dell’economia, veicolando il denaro in modo proficuo e intelligente. Nello specifico nostrano, le banche con i bilanci disastrati hanno saputo fin qui soltanto tappare i propri buchi con i denari prestati a tassi di favore dalla Bce, venendo peraltro meno alla destinazione d’uso promessa. Gli effetti di questa mancata azione si sono avvertiti in misura maggiore proprio perché la nostra economia è fortemente afflitta dal bancocentrismo del sistema.

 

Nel corso di un’interessante conferenza a Roma, promossa dallo IAI, su Riforme, Stabilità finanziaria e sostenibilità fiscale nell’Eurozona, fra le altre cose si è sottolineato proprio quanto sia fondamentale per la crescita economica "ridurre il bancocentrismo" a favore di una maggiore articolazione dei mercati finanziari. Il problema investe l’Europa tutta, ma in prima fila in senso negativo c’è senza dubbio l’Italia.

 

Per questo sarebbero salutate con più favore relazioni del banchiere dei banchieri su questi temi, vale a dire sui “nodi strutturali” del sistema bancario, piuttosto che sulla scontata morale – seppur pertinente e condivisibile – in tema di zavorre sindacal-corporative.

 

 


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