Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

30/11/24 ore

Legge 194, l’obiezione all’obiezione nella Regione Lazio


  • Florence Ursino

Nove ginecologi ospedalieri su dieci, nel Lazio, sono obiettori. In barba a quella legge 194 che dal 1978 dovrebbe garantire alle donne di abortire in tutta sicurezza, oggi sottoporsi ad una interruzione volontaria di gravidanza in questa regione – come in moltissime altre – è diventato praticamente impossibile.

 

Non solo. Sempre più ginecologi rifiutano di dare persino indicazioni sull’iter e sulle strutture disponibili a praticare l’aborto, mentre nei consultori – come testimonia un’inchiesta de L’Espresso – spesso al posto delle necessarie informazioni sulla prevenzione si trovano gli sconcertanti volantini del Movimento per la Vita.

 

Ecco perché, oggi, la decisione del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti di firmare un decreto che prevede che i ginecologi obiettori che operano nei consultori familiari non possano in alcun modo sottrarsi al loro compito di cura, è salutata da stampa e associazioni per la difesa dei diritti delle donne come una vera e propria ‘rivoluzione’.

 

Il provvedimento, che più in generale riguarda la riorganizzazione dei servizi sanitari, stabilisce che i medici sono tenuti a prescrivere contraccettivi, compresa la pillola del giorno dopo, senza potersi avvalere dello ‘scudo’ dell’obiezione di coscienza. Quest’ultima, è spiegato nell’allegato che contiene le linee di indirizzo regionali per le attività dei consultori familiari, riguarda “l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza”.

 

Il personale operante nel consultorio, spiega quindi il decreto, “non è coinvolto direttamente nell’effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare” l’aborto.

 

Per questo motivo, i ginecologi obiettori d’ora in avanti dovranno garantire alla paziente che intende ricorrere all’Ivg le informazioni utili e tutti i certificati necessari affinchè sia agevolata la piena attuazione della legge 194. Gli operatori saranno inoltre obbligati alla prescrizione di contraccettivi ormonali, “sia routinaria che in fase post-coitale, nonché ad applicare i sistemi di contraccettivi meccanici”, come la spirale.

 

Indicazioni chiare, dunque, così come chiaro è l’obiettivo da raggiungere: garantire le cure che una legge, seppure disattesa e tradita, offre; in nome di uno Stato obbligato a proteggere le sue donne.


Aggiungi commento