Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

30/11/24 ore

Ospedali psichiatrici giudiziari, l'ennesimo stop alla chiusura dei 'luoghi dell'orrore'



 Il giorno rimane quello, l’anno no. Ancora una volta slitta la chiusura dei cosiddetti ‘nuovi manicomi’: gli Ospedali psichiatrici giudiziari, una delle vergogne italiane, dovevano essere chiusi entro il 31 marzo 2014, ma il rinvio deciso dal Consiglio dei ministri ha stabilito come nuova deadline il 31 marzo del 2015.

 

Una proroga che, tutto sommato, è ‘poca roba’ rispetto a quanto richiesto dalle Regioni, che avevano proposto un posticipo di 3 anni (con scadenza nel 2017) rispetto alla data inizialmente prevista per lo stop dei sei istituti rimasti ancora attivi sul territorio nazionale: Castiglione delle Stiviere (Lombardia), Reggio Emilia (Emilia Romagna), Montelupo Fiorentino (Toscana), Secondigliano e Aversa (Campania), Barcellona Pozzo di Gotto (Sicilia).

 

In realtà il decreto legge Severino, varato a dicembre del 2011 sotto il governo Monti, aveva disposto la chiusura degli Opg entro il 31 marzo del 2013 ma, in mancanza delle strutture alternative che dovevano sostituire quelle finora esistenti, già lo scorso anno si era deciso di rimandare di 12 mesi la chiusura degli nuovi manicomi.

 

A distanza di un anno niente è cambiato e, nonostante alcune Regioni abbiano presentato al ministero della Salute i progetti per richiedere i finanziamenti, i piani di riconversione delle strutture naufragano assieme al destino di quasi un migliaio di persone rinchiuse da anni in quelli che sono da più parti considerati veri e propri luoghi di tortura.

 

“Noi non abbiamo alcun interesse a perdere tempo – spiega l’assessore Carlo Lusenti, Emilia Romagna – siamo impegnati nei percorsi della presa in carico ma dobbiamo essere sostenuti dal Ministero della Salute, della Giustizia e dalla magistratura. E poi devono decidere cosa fare dei detenuti più pericolosi”.

 

Le strutture alternative (Rems, residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza sanitarie) dovrebbero infatti essere – e il condizionale è d’obbligo – ospedali giudiziari costruiti ad hoc in base al numero degli internati, senza personale carcerario ma con riabilitatori e medici.

 

Intanto subodorando il rischio concreto che la chiusura degli Opg venisse nuovamente rimandata, proprio la scorsa settimana alcune autorità, tra cui il sindaco di Roma, Ignazio Marino, si erano appellate al presidente della Repubblica affinchè si ponesse fine all’esistenza di questi “luoghi dell’orrore”, come lo stesso capo dello Stato li aveva definiti durante il messaggio di fine anno .

 

E proprio Napolitano oggi si dice “rammaricato” per il rinvio della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari a causa di quelle Regioni che “non sono state in grado di dare attuazione concreta a quella norma ispirata a elementari criteri di civiltà e di rispetto della dignità di persone deboli”.

 

Il presidente della Repubblica ha poi espresso sollievo per gli interventi previsti per “evitare ulteriori slittamenti e inadempienze”: a metà anno verrà infatti compiuto un monitoraggio del percorso di riconversione, “prevedendo anche ipotesi di poteri sostitutivi delle regioni” in caso di ennesimi ritardi. (F.U.)

 

Il manicomio giudiziario: assistenza o reclusione? di Maurizio Mottola

 

 


Aggiungi commento