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03/12/24 ore

“Che genere di islam”: gay, lesbiche e trans nel mondo arabo


  • Serena Guerrera

Secondo la maggior parte degli occidentali, l’Islam è una società permeata da una religione in cui non è assolutamente permesso amare lo stesso sesso, in cui gli omosessuali sarebbe meglio se non esistessero. Ma l'Islam è veramente questo?

 

'Che genere di Islam', di Jolanda Guardi e Anna Vanzan, è un libro che racconta il viaggio nella cultura e nella società arabo-islamico-persiana destinato a sfatare, attraverso approfondimenti e spiegazioni, una serie di stereotipi. Secondo le due studiose, ci sono versi proprio nella letteratura araba che descrivono esplicitamente rapporti omosessuali, come quelli de “Le delizie del cuore” di Al Tifashi, scritto nel 1200, oppure altri che celebrano l’amore tra persone dello stesso sesso senza nessuna inibizione.

 

“L’omosessualità – spiega Vanzan – è un concetto che ha permeato per secoli la cultura arabo-islamica, contrariamente a quanto si crede comunemente in Occidente”. Infatti, prosegue la scrittrice, “non esiste un approccio islamico tipico o generalizzato nei confronti dei gay. Ci sono Paesi – spiega – dove, pur in presenza di leggi repressive nei confronti degli omosessuali, segmenti di società si sono organizzati per combatterle. Altri, invece, dove pur non essendoci una ‘caccia all’omosessuale’, l’atteggiamento generale della società è profondamente omofobo”.

 

Il libro mette a confronto diverse tematiche come quella dell’identità queer o la transessualità nei diversi Paesi islamici. Nel testo, ad esempio, si spiega come il passaggio da un sesso all’altro, in alcuni Paesi come l’Iran, è garantito da leggi e supportato da assistenza psicologica e sanitaria.

 

“Poi si può discutere se queste misure siano prese in favore della libertà del passaggio di sesso o semplicemente per evitare un ‘disordine’ all’interno della società – sottolinea Guardi – Resta il fatto che i transessuali sono legalmente riconosciuti”.


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