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28/11/24 ore

La figlia di Clara Usòn



di Maurizio Musu

 

Clara Usòn, racconta con grande maestria e precisione la vicenda di Ana, figlia del generale serbo Ratko Mladic.

 

Ventitré anni, studentessa brillante di medicina, un futuro radioso fra corsie, operazioni, pazienti curati con amore, dedizione, spirito di sacrificio. Per la futura dottoressa, orgoglio del padre e della famiglia, le porte dei grandi ospedali sono già aperte.

 

Un viaggio a Mosca sarà l'occasione propizia per trascorrere alcuni giorni in compagnia degli amici con il solo pensiero di divertirsi. Durante il soggiorno Ana è divisa fra corteggiamenti, feste, chiacchiere. Il tempo trascorre veloce ma non sempre con leggerezza.

 

Al ritorno qualcosa è cambiato, allegria e spensieratezza hanno lasciato il posto a tristezza e isolamento. Perché a Mosca i suoi occhi sono stati in grado di rompere quel velo di Maya che fino ad allora le aveva proibito di vedere e capire?

 

Come una ghigliottina pronta a compiere la sua opera, la delusione pervade le giornate di Ana, la quale si riscopre fragile, sola, abbandonata, tradita, disarmata.

 

È il momento più complesso della vicenda, da un lato, come figlia, non può non credere all'immagine di un padre eroe che fin da bambina l'ha pervasa del suo essere magnifico! 

Dall'altra, come donna ed essere umano sensibile, dovrebbe credere all'immagine che amici, detrattori, stampa rappresentano dell'uomo Mladic; un individuo freddo, spietato, senza scrupoli.

 

Figlia identificata nell'uomo/padre gentile e premuroso; donna innamorata dell'uomo/generale pronto al grande sacrificio per la patria e la libertà, Ana incarna il simbolo, nella sua singolare tragedia umana, del moderno complesso Edipico.

 

In quanto figlia, non può, e forse non vuole, riconoscere nel generale il criminale spietato e crudele. Potrebbe essere altrimenti? Quale figlio accetterebbe un'immagine così violenta e sporca del proprio genitore!

 

Si sente una vittima, sa di esserlo e per questo si sente ingannata e tradita sia dal padre prima dagli amici in un secondo momento.

Sono le pagine più dostoevskijane dell'opera, la Usòn penetra con precisione nell'abisso umano della ragazza. Ne scava motti, pulsioni, pensieri e come il miglior Dostoevskij penetra con bisturi preciso nell'incavo del terrore della scoperta umana.

 

È una fase delicata della storia, in questa catarsi dell'umano, diventa fondamentale, per la giovane, capire e valutare se debba credere alla visione che tutti raccontano o se al contrario debba continuare a vivere nella favola di un generale dalla divisa senza macchia.

 

Di questo travaglio di emozioni, fatto di lunghe passeggiate solitarie, di sguardi bassi e parole sussurrate, emergono fragilità, delusioni, debolezze di una vita vissuta nella felicità familiare.

 

Ana combatte, come il miglior Raskòl'nikov, la sua battaglia interiore senza esclusione di colpi, assumendo colpa e castigo di un delitto di cui lei stessa è vittima.

 

Ma la consapevolezza dell'inganno non rappresenterà né la via d'uscita, né la redenzione del male. Qui il punto di massima distanza con il giovane Raskòl'nikov, reo del delitto.

 

Clara Usòn, costruisce una doppia trama che da Belgrado giunge a Mosca, in una spirale di eventi che condurranno i due protagonisti verso mete differenti. Le vicende personali, mescolandosi alla Storia, proporranno da un lato l'umanità femminile, dall'altro l'egocentrismo maschile, da una parte la studentessa sognatrice, dall'altra il soldato mistificatore, condurranno padre e figlia verso poli mai così lontani come nel resto dell'opera.

 

Nel mezzo di questa tempesta la necessità della ricerca della verità. Ratko Mladic, è un eroe o un criminale di guerra? Ma soprattutto è stato un buon padre o un moderno Mefistofele che ha anastetizzato i suoi sentimenti di donna, concedendole, come figlia, l'immagine ingrata di un eroe-gladiatore-minotauro senza gloria e onore.

 

Quest'uomo dalla divisa perfetta, ora appare nella veste di criminale. 

Un giano bifronte che non lascia più spazio a fraintendimenti né incertezze.

In questa rappresentazione del reale, Clara Usòn è maestra di scrittura.

Le pagine scorrono drammatiche.

La cronaca conferma quanto le dicerie raccontano da tempo.

Ana è nel profondo dell'abisso.

La paura lascia spazio ad una nuova determinazione individuale, più spietata dell'orrore che la cronaca confermerà con certezza solo anni dopo.

Mladic è il macellaio di Srebrenica.

Ana ora lo ha capito, ma solo oggi la Storia ha chiuso e confermato uno dei capitoli più bui della Sua storia.

 

Infine, una nota di merito alla Usòn per aver saputo mettere in luce il tema dell'amicizia; un filone che scorre sotterraneo e parallelo per l'intera opera. Sono le domande del disinganno che condurranno Ana a chiedersi se gli amici sono tali per affetto o perché figlia del generale? È la paura o l'acredine a spingerli contro il padre?

 

Ana ai loro occhi sarà sempre la figlia del generale Mladic, mai solamente Ana, giovane e brillante studentessa di medicina, pronta a salvare la vita ai suoi futuri pazienti. Una sognatrice colpevole di essere la figlia del suo stesso boia!

 

L'inganno è svelato.

 

La figlia

Clara Usòn

Ed. Sellerio

 

 


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