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28/11/24 ore

Un popolo di roccia e vento, di Golnaz Hashemzadeh Bonde. 1978, Teheran, Nahid e Masood, l’amore, la Democrazia, la Libertà, la rivoluzione



di Maurizio Musu

 

Alle lotte dei movimenti studenteschi contro il regime dello scià, ed alla ribellione contro la rivoluzione islamica che virava verso una supremazia del potere religioso, Nahid e Masood aderiranno con la freschezza dei loro anni, rimanendone delusi, oltre che sconfitti.

 

Arresti, torture, uccisioni, faranno della piazza e delle strade (simboli della rivoluzione), luoghi di morte e di un fallimento generazionale precoce e definitivo.

 

Siamo alle soglie della Repubblica Islamica, un tempo in cui ci si deve nascondere da sguardi indagatori per non essere arrestati o uccisi. 

 

Siamo nel tempo in cui le parole urlate in piazza, ora vengono sussurrate, bisbigliate, accarezzate, in un adagio misto paura e vergogna; velarsi e velare la propria identità per non essere riconosciuti come rivoluzionari o marxisti. 

 

Nahid e Masood decideranno di fuggire, “una generazione di sabbia trasportata dal vento”, così definirà Nahid la sua generazione di fuggitivi.

 

Perchè l’Iran, Teheran, non sono più un luogo sicuro per loro. In una città che si scopre sempre più militarizzata e “islamizzata”, marxisti, comunisti, rivoluzionari, studenti, vengono riconosciuti come nemici del regime.

 

Nahid incinta, sceglierà di aggrapparsi alla vita e alla possibile felicità in Svezia. 

 

Aram, la figlia, rappresenta la generazione dei “figli del vento ma con solide radici”, come la definirà Nahid.

 

Un viaggio che provocherà perdite profonde nei rapporti umani e dai rapporti umani; Nahid e Masood saranno figli dell’Iran anche in Svezia. Si aprirà un capitolo intimo, profondo, disagiante per la protagonista e il lettore, uno spaccato del rapporto uomo/donna da sempre sbilanciato, malato, corroso da una tradizione che vede nell’uomo il garante della Verità, oltre che della Libertà, e nella donna, il Male perverso.

 

Saranno pagine forti, emozionanti, che si alterneranno con il resto della storia e che della Storia non saranno un’appendice.

 

E quando, trent’anni dopo, a Nahid verrà diagnosticato un tumore, e pochi mesi vita, diventerà l'occasione per ripercorrere la propria vita e il presente.

 

Per Nahid andare via è significato ammantarsi di una colpa indelebile agli occhi di tutti. L'accusa è aver abbandonato la Famiglia con tutte le conseguenze del caso.

 

L'aver abbandonato la Patria sarà sinonimo di non appartenenza, colpa, vigliaccheria; un caleidoscopio di emozioni che ora vedranno primeggiare la vita, ora la morte, il singolo e la comunità.

 

Saranno le pagine più amare del romanzo! la rappresentazione più dissacrante sul tema dei rapporti madre/figlia e che Nahid agirà, nel peggiore dei modi, nel rapporto con la figlia Aram.

 

Ma per Nahid abbandonare rappresenta il cammino tortuoso verso una nuova identità come donna, figlia, madre.

 

Nell'estremo sacrificio per il bene verso il proprio figlio, Aram rappresenterà il primo tassello di una nuova generazione che crescerà con radici nuove, stabili, che nessun vento potrà mai sradicare.

 

Di questo Nahid è certa.

 

Per questo motivo il superamento della fuga/abbandono potrà avvenire solo dopo aver raccontato alla madre che presto Aram diventerà mamma. Sarà questo il secondo tassello per la costruzione di una nuova identità. 

 

In questo ultimo tentativo di conciliazione con la famiglia iraniana Nahid verserà il suo commiato ad una generazione di roccia e vento.

 

Il romanzo di Golnaz Hashemzadeh Bonde, iraniana, emigrata in giovane età con la famiglia in Svezia, potremmo inscriverlo come una lunga riflessione personale, che attraverso la protagonista, Nahid, pone la scrittrice dinanzi ai sentimenti di chi, esule in terra straniera, vive temi quali l’accoglienza, l'identità, l’inclusione.

 

Da una parte Nahid, la protagonista, dall’altra l’autrice, Golnaz Hashemzadeh Bonde, lasciano il lettore incantato per la “bellezza” di pagine che scivolano veloci, insaziabili, in un crescendo di emozioni che porteranno ciascuno ad identificarsi con le due donne, con quelle vite sospese fra l’incudine, restare nel proprio paese d’origine, e il martello, sentirsi inclusi nel nuovo mondo.

 

 

Golnaz Hashemzadeh Bonde

Un popolo di roccia e vento

Ed. Feltrinelli

 

 


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