Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

28/11/24 ore

La musica del sole



Anche il titolo è incarrato” ha detto Francesco Nocerino, usando un vocabolo napoletano per dire che il titolo di questo libro(“La musica del Sole” edizioni Controcorrente),  che parla della tradizione musicale napoletana, è molto preciso, perché ci ricorda sia “la città del Sole” del filosofo Tommaso Campanella, sia il titolo della canzone al mondo più famosa , “’O sole mio”.

 

E che questa canzone sia tanto amata in tutto il mondo non è un caso: l’origine della tradizione musicale napoletana è all’origine stessa della musica. Si rifà addirittura al  settimo secolo a.C., a Pitagora, il sofòs che, a Crotone, scopriva che tutto il cosmo è musica e inventava pure quelle famose sette note che tutti conosciamo. Così diceva l’autore, Enzo Amato, che ha dedicato venti anni della sua vita allo studio e alla stesura di questo suo libro.

 

Alla presentazione, venerdì 12 aprile, a Napoli, nell’affollata Saletta Rossa della libreria Guida a Port’Alba. L’atmosfera è vivace, appassionata, direi addirittura commossa.  Francesco Nocerino, (organologo, docente di musica d’insieme al liceo musicale di Napoli) cita la tomba, negletta, di Alessandro Scarlatti, nella chiesa di Santa Maria di Montesanto, che oggi suscita l’ossequio di musicisti stranieri, e ricorda la Napoli del Settecento, viva di musici e liutai straordinari, le cui carte e i cui strumenti sono conservati nell’archivio e nel museo del Conservatorio Sn Pietro a Maiella, recuperati e catalogati soprattutto dal suo preside emerito, Vincenzo De Gregorio, persona di grande intelligenza e profonda cultura, ora preside dell’Istituto di Musica Sacra di Roma. Anche lui è presente al convegno e si comprende quanto ami Napoli, la sua musica e la sua storia.

 

Un altro convegnista, Pasquale Scialò, docente di storia della musica all’Università Suor Orsola Benincasa, si dichiara filomozartiano e si intrattiene sulla differenza tra plagio e rielaborazione e sul concetto di creatività che, a suo avviso, poggia sempre su qualcosa di già detto, su una tradizione. Forse per dire che Mozart non ha plagiato la musica napoletana.

 

Ma, allora, anche in questo caso, perché non si è affermato a chiare lettere, da parte degli studiosi, che Mozart si rifà molto spesso, perlomeno, alla tradizione napoletana? D’altronde Enzo Amato porta le prove del fatto che, mentre in alcuni casi su può parlare di semplice suggestione, in altri casi il plagio di Mozart di opere di musicisti napoletani è ben chiaro.

 

Ma, mentre Mozart è esaltato in saggi, libri, romanzi e filmati, invece di tanti eccelsi geni musicali napoletani è semisconosciuto anche il nome. Una osservazione che si inserisce  in quella sorta di damnatio memoriae di cui è vittima Napoli e la sua storia culturale, artistica e politica.

 

Tra gli ultimi a parlare è il magistrato Eduardo Vitale, che dice della mancanza di giustizia nei confronti del Sud, fino ad affermare che, a volte, la legalità è il contrario della giustizia.

 

Adriana Dragoni

 

 


Aggiungi commento