Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

01/12/24 ore

Soul Vision-Extreme Act al bar giardino del MAXXI (Roma)


  • Giovanni Lauricella

Credo che il titolo che ho scelto possa suonare strano: in verità diedi a suo tempo lo stesso titolo, apparentemente stravagante, a un mio precedente esperimento teatrale, con cui mi rifacevo a due condizioni di espressione artistica, che ora tenterò di spiegare.

 

Soul’ è la forza artistica che viene dal di dentro, dal profondo dell’anima. Tutti conosciamo la soul music, la “musica dell’anima”, come genere che nacque dal jazz e dal gospel in versione pop, un sound urbano e commerciale del rhythm and blues degli anni ’60 (quelli del boom economico, che fece affacciare sulla scena sociale americana ancore razzista, in maniera dirompente come non mai, gli afroamericani). 

 

A distanza di tempo e di luoghi, pensai a questo parallelismo: una forza artistica doveva irrompere nel teatro a livello popolare.  Infatti nel 2011 la situazione politica sembrava dare spazio a un’irruzione nella scena sociale del “movimento”, di composizione prevalentemente giovanile, che dette origine a manifestazioni molto violente,  dove si distinsero i cosiddetti Black Blok. Erano formazioni di facinorosi che lasciarono il segno nella coscienza politica impegnando la polizia al G8 di Genova in numerosi scontri sanguinosi e violenti, di cui la morte di Carlo Giuliani a piazza Alimonda il 20 luglio del 2001 fu il culmine.

 

Un’ atmosfera politica incendiaria che volli testimoniare con una piece ambientata in quello che a quel tempo a Roma era il luogo simbolico per gli artisti del movimento: intendo il teatro Valle occupato, il centro di raccolta di tutte quelle che per me erano le “anime” romane. Davo anche indicazione dell’arte visuale come concretizzazione di un sogno, perché visibile rappresentazione ideale, possibile da realizzare proprio in quel teatro.

 

Un’utopia che era nell’aria, che tutti sentivano di poter realizzare perché avevamo un teatro, diventato con l’occupazione “nostro”, dove infatti persino i tecnici di scena, che erano occupanti, si offrivano di aiutarci per la realizzazione degli spettacoli. Poter sfruttare un palcoscenico di un teatro storico,  in tutta la sua efficienza professionale, qualcosa d’incredibile per me, e non solo per me.

 

Extreme Act narrava il tragico epilogo della lunga lotta tra la borghesia e la classe subalterna, tra potere e artisti, tra i poteri forti che dominano la scena e chi viene schiacciato da questo peso preponderante e si rifugia, come effettivamente si vede nella scena conclusiva della piece, nell’atto estremo. Un attore scende dal palco e va verso il pubblico e si butta per terra, ruzzolandosi si strappa i vestiti e si taglia il corpo, causando schizzi di sangue: un finale di un impatto drammatico travolgente.

 

Una fine decisamente cupa che, con il senno di poi, devo dire si rivelò profetica per il movimento.

 

Tra gli “attori” c’era il simpatico pittore Marino Melarangelo, che abitualmente vestiva completi gessati, e pertanto, seppure in modo scanzonato, interpretava perfettamente il ruolo borghese  assegnatogli, senza bisogno di costumi di scena.

 

Temperamento schivo qual era, sorprendentemente si offrì quale interprete nella commediola in un ruolo che presumibilmente adesso rinnega. Devo dire che la nostra fu una compagnia teatrale di tipo bohemien: sorta qualche sera prima nel bar antistante il teatro, cessò di esistere alla fine dello spettacolo, perché di li a poco finì l’occupazione, ognuno andò per la sua strada, e tutto svanì come un sogno.

 

Sono solito rimuovere i ricordi dalla mia memoria.  Casualmente peraltro, giorni fa, mi capitò di rivedere in internet la pagina di Art Tribune che annunciava lo spettacolo di allora al Valle, e questo mi ha dato l’input necessario per un rilancio. Stavolta non siamo più in teatro, non abbiamo obblighi di copione e di regia, ma con lo stesso spirito d’avventura e di improvvisazione tenteremo di ripetere simbolicamente quell’audace esperimento di contrapposizione politica che realizzammo al Valle, particolare periodo romano che questo breve video ne restituisce quello che era il sogno collettivo di quei tempi.

 

Attori, performer, poeti, artisti d’arte visuale, musicisti ma soprattutto amici: tutti insieme in Soul Vision-Extreme Act. Un’opera corale, una performance plurale,  espressione di un sentiment totale,  dedicata al disagio sociale ed esistenziale.

 

Saranno  l’ispirazione spontanea e l’improvvisazione a condurre questa nuova edizione  di Soul Vision in un’ambientazione completamente diversa, quale opera collettiva intrisa di simbolismi, dove i presenti si trasformeranno in attori che interpreteranno le proprie angosce  e i propri  desideri, le ossessioni e le speranze, le utopie e le rivendicazioni materiali,  nel disagio sociale e esistenziale che ci circonda.

 

Dramma conviviale sui divani da giardino del bar del MAXXI (ore 18-20).

 

 

Franco Falasca, Michele De Luca, Antonio Amendola, Stefania Di Lino, Giuseppina Marilena Mondello, Alessandra Del Prete, Geppy Rippa, Benjie Basili Morris, Gianni Carbotti, Eugenio Sgaravatti, Amedeo Morrone, Tullia Ranieri, Prudentia Molero, Claudio Bianchi, Alessandro Festa, Plinio Perilli, Pilar Castel, Duska Bisconti, Giovanni Lauricella interpreteranno Soul Vision-Extreme Act.   Consumazione obbligatoria.

 

 

 

 


Aggiungi commento