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01/12/24 ore

La compagnia di arti performative NoGravity sabato 19 novembre all’Ara Pacis: “Lucio Fontana Studio” di Emiliano Pellisari e Mariana Porceddu



di Giulia Anzani

 

Sabato 19 novembre, pressol’auditorium Museo dell’Ara Pacis, dalle 21 a 00:30, i ballerini-atleti della compagnia NoGravity si esibiranno in tre performance della durata di 20 minuti l’una. Il soggetto, questa volta, sarà lo studio di Lucio Fontana accompagnato dalla voce e dalle musiche delSoprano d’Arti e musicista Silvia Colombini che, in occasione dell’evento Musei in Musica, ha creato composizioni originali ad hoc per l’esibizione.

 

Nel 1946 Lucio Fontana, insieme ad altri artisti, stila il Manifesto Blanco in cui sono gettate le basi del Movimento Spaziale: la tendenza artistica dell’immediato secondo dopoguerra rifiuta l’immagine naturalistica e si serve di luce, suono e vuoto spaziale come concetti chiave per l’espressione dei nuovi sentimenti. In un momento storico così delicato, all’arte è richiesto un cambiamento di essenza e di forma. E così l’artista depone pennelli e tempere, in favore di lame di rasoio, coltelli e seghe.

 

La nuova estetica è fatta di forme luminose all’interno degli spazi, i nuovi punti focali dell’arte divengono movimento, colore, spazio e tempo. La continuità nello spazio è una componente fondamentale del XX Secolo, e il concetto di taglio non è altro che un atto performativo: incidendo una tela, se ne frantuma la natura stessa di supporto, trasformando l’opera in materia. Un piano bidimensionale, tramite un unico taglio, si fa struttura tridimensionale.

 

La performance a cui si assisterà sabato 19 novembre prende le mosse, nello specifico, proprio dalla cosiddetta “fase dei Tagli” (1958-1968) che rappresenta il momento più alto della produzione artistica di Fontana. Il maestro Emiliano Pellisari, il cui stile è indissolubilmente legato agli studi sul teatro greco e quello rinascimentale oltre che alle invenzioni meccaniche del XVII secolo, risponde ora a nuove sollecitazioni. Pellisari ambisce a creare movimento, tempo e ritmo attraverso i corpi degli statuari ballerini-atleti. Questa volta, lo fa partendo dall’opera del pittore, scultore e ceramista che inventò lo Spazialismo e innovò l’arte.

 

Fontana ha capito che solo sul confine si può trovare lo sguardo verso il tutto, i suoi tagli rappresentano delle possibili aperture verso l’altrove, verso una terza dimensione oltre i limiti imposti dalla piattezza del quadro. Il mio lavoro è riaprire il taglio, rimettere in moto le cose seguendo un tempo, quel ritmo sonoro che ci incanta da sempre attraverso il movimento che diventa necessario per percepire il senso del tempo. L’emozione di uno spazio in movimento ci conduce verso ciò che noi chiamiamo arte-nel tempo, ovvero la nuova arte di Fontana”, racconta Pellisari.

 

Lo spettacolo, già presentato lo scorso anno presso il teatro Menotti di Milano, è articolato in due momenti intervallati da uno stacco di buio, vuoto spaziale, silenzio: “Opera Grammaticale n.1,Grammatica del corpo” e “Opera Grammaticale n.2, Grammatica dello spazio”. Infine, Emiliano e Mariana Porceddu, coppia nel lavoro e nella vita, si siedono a bordo palco. L’intera performance termina con un dibattito finale con il pubblico, di vitale importanza allo stadio embrionale di uno studio performativo. La ricerca del regista, è concentrata sull’obiettivo di affinare il linguaggio corporeo sui contenuti di Lucio Fontana e sulle influenze cui lui stesso fu soggetto. 

 

“Forme uniche nella continuità nello spazio di Boccioni è stata l’opera che più mi ha sconvolto nella mia vita. Avevo 19 anni. Sono passati più di 30 anni e, ancora oggi, lo spazio e il tempo sono gli assi portanti del mio lavoro artistico. Ovviamente anche il colore, la luce e la materia non sono dei dettagli, però possono diventarlo se puntiamo l’occhio sullo spazio infinitesimo di una capocchia di spillo. In quel punto si nasconde l’essenza della ricerca spazialista: bisogna amare la perfezione astratta di una equazione algebrica per godere delle operazioni infinitesimali.

 

I buchi di Fontana sono gli elementi minimi infinitesimali dell’arte, i sintagmi del linguaggio pittorico-scultoreo ed i tagli non sono che delle operazioni al limite di linee che si stagliano nello spazio geometrico analitico. Ciò che manca è il tempo. La linea è un’operazione conclusa e, come tale, finita, cristallizzata nel tempo. Il mio lavoro è riaprire il taglio, rimettere in moto le cose e vedere come si conclude l’operazione chirurgica. E se le cose hanno un tempo e percorrono il loro tempo seguendo un tempo, allora basta ascoltare il ritmo della vita per capire che l’arte dello spazio si muove scandito dalla musica.

 

L’accompagnamento musicale, eseguito interamente dal vivo dalla prestigiosa cantante lirica di fama internazionale Silvia Colombini, su tappeto sonoro contemporaneo ideato dalla coreografa Mariana Porceddu, seguirà la grammatica della performance strutturando e ritmando il movimento con punti, linee e superfici sonore”.

 

In queste parole del maestro Pellisari, si rivedono i modelli di Lucio Fontana, il respiro di un’intera epoca e la verità di un ambiente artistico strettamente interconnesso e fortemente innovativo.

 

 


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