Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

28/11/24 ore

Mediterraneo Radio Festival, dal 6 luglio al 12 agosto. Convento dei Cappuccini a Nocera Terinese



La Calabria riparte sulle note della grande musica classica: siamo felice di presentarvi il Mediterraneo Radio Festival con 10 appuntamenti di grande prestigio registrati per Radio3 Rai.

 

Dal 6 luglio al 12 agosto, nella splendida cornice dell’antico convento dei Padri Cappuccini nel borgo di Nocera Terinese, prende il via il festival Mediterraneo Radio Festival, una rassegna di musica classicajazz e musica popolare che si svolgerà nel cuore della Calabria, in uno dei borghi più antichi e suggestivi della regione. 

 

La direzione artistica è del giovane Maestro d’orchestra Filippo Arlia, e l’iniziativa è prodotta e sostenuta dal Conservatorio di Musica "P. I. Tchaikovsky" in collaborazione con RadioRai e con il prezioso contributo tecnico degli studi di registrazione Bartok di Raffaele Cacciola.

 

Rai Radio Tre, media partner dell'evento, trasmetterá nel mese di agosto, 10 concerti di musica classica, dando vita ad un vero e proprio "Radio Festival" , che terrà compagnia  ogni sabato alle 21,15 ai radioascoltatori di Radio Tre Suite, proponendo loro l'eccellenza della musica classica e non solo.  

 

Il Mediterraneo Radio Festival vuole essere un segnale forte per rappresentare la Calabria che riparte dopo questi mesi difficili di lockdown. 

 

Nocera Terinese, è la location che può rappresentare al meglio la ripartenza; un piccolo borgo antico sul tirreno catanzarese ricco di caratteristiche tipicamente calabresi.

 


 

“Il mare e la montagna, gli uliveti, le vigne, i terreni principalmente adibiti alla coltivazione diretta, i piccoli allevamenti di bestiame, sono tutti elementi che caratterizzano inconfondibilmente la periferia calabrese. La pandemia ci ha aiutato a riscoprire dei valori che nel corso del tempo la globalizzazione ha sacrificato: la provincia italiana, che a questi valori non ha mai rinunciato, oggi riparte con piú serenitá perché ha vissuto il coronavirus solo marginalmente.”

 

Filippo Arlia

 

 

CLIP REALIZZATA CON IL DRONE A NOCERA TERINESE

https://we.tl/t-jHELu6EBng

 

MATERIALE STAMPA CON BIOGRAFIE E FOTO DEGLI ARTISTI, INFORMAZIONI SU NOCERA TERINESE E IL CONVENTO DEI CAPPUCCINI

https://we.tl/t-74N3OPINlq

  

NCmedia Ufficio Stampa 

Nicola Conticello 3271428003

Marco Giovannone 3470370102 

ncmedia.it

 

_________________________________________ 

 

 

 

PROGRAMMA

 Mediterraneo Radio Festival

 

Direttore artistico M° FILIPPO ARLIA

 

(Tutti i concerti si terranno alle ore 20.00)

 

6 luglio 

DUO SFERA

Giulio Tampalinichitarra

Daniele Fabiochitarra 

 

7 luglio 

Massimo Quarta violino

Nico Fuscaldo pianoforte

 

8 luglio 

Laboratorio di Wolrd Music

Direttore Riccardo Tesi

 

11 luglio 

Enrico Bronzi violoncello

Ludovica Rana violoncello 

Marco Bardo corno

Francesco Allegra pianoforte

Valentina Rando pianoforte

 

13 luglio

Mario Marzi sassofono

Sax Ensemble Tchaikovsky

Antonio Sala percussioni

Francesco Allegra pianoforte

Direttore Danilo Russo

 

17 luglio

Francesco Cafiso sassofono

BIG BAND “TJ” Tchaikovsky Jazz Orchestra

Direttore Carlo Cattano

 

9 agosto 

Danilo Stagni corno 

Giuseppe Laino trombone

Paolo Maio tromba

Valentina Rando pianoforte

 

10 agosto 

Fabrizio Meloni clarinetto

Takahiro Yoshikawa pianoforte

Gerardo Bellarosa oboe

Lorella Esposito flauto

 

12 agosto

THE CALABRIAN PERCUSSION

Giuseppe Cacciola

Santo Campanella

Franco Arcangelo

Marcello Arrabito

Luca Bennardo

Angelo Pezzino

Antonio Sala

 

Recording effettuato il 15 giugno 2019 

presso il Teatro Politeama di Catanzaro

Danilo Rea pianoforte

Orchestra Filarmonica Della Calabria

Direttore Filippo Arlia

 

 

 

_____________________________________________ 

 

 

Nocera Terinese è uno dei borghi con origini antichissime e tra i più suggestivi della Calabria

 

Grazie a ritrovamenti di asce di pietre, si può affermare la presenza umana in età preistorica e molto dopo in epoca magno greca. La fondazione di un vero e proprio insediamento si deve, secondo alcuni studiosi, agli abitanti della vicina Terina, i quali, scappando dalla furia saracena, si rifugiarono in questo sito, ritenuto più sicuro. Tuttavia, altri studi ritengono che il sito originario della suddetta Terina si trovi nel territorio del comune di Nocera Terinese, sul cosiddetto Piano di Tirena.

 

La dominazione Bizantina, iniziata nel IV sec. durante la quale fiorì la cultura greca, durò fino all’arrivo dei Normanni, nel 1054. Il Castello di Nocera fu innalzato in epoca Normanno-Sveva e, come di consuetudine, nel punto più alto della collina. Ad oggi, sono ancora visibili i resti, nonostante venne trasformato in un convento nel XVI sec. La dominazione Aragonese apportò un aumento e una miglioria delle condizioni abitative, e con esse, la costruzione di diverse strutture religiose, come la Chiesa di S. Martino e il Convento degli Agostiniani.

 

Appunto per questo, Nocera Terinese è caratterizzata dalla presenza di molteplici chiese con una storia immensa ed una rilevanza artistica e architettonica non indifferente. Curioso il caso della Chiesa di S. Maria della Pietà che, secondo la tradizione, fu edificata su un tempio pagano dedicato a Bacco. Infatti, nel 1735, durante opere di ampliamento e restauro, furono rinvenuti sopra la porta e sull’altare, frammenti con soggetti profani di sculture di tralci di vite con frutta e foglie e sculture con il sole ed il leone.

 

Un’altra peculiarità del borgo si manifesta durante il rito che precede la Santa Pasqua, con i “Vattienti”. Le figure che compongono i Vattienti sono: il “Vattiente” e l’Ecce Homo. Il Vattiente si flagella per la promessa di un voto, percuotendosi con un pezzo di sughero composto di tredici punte di vetro, mentre l’Ecce Homo, legato idealmente al Vattiente con una cordicella, ne simboleggia il legame spirituale.

 

 

 

********************* 

 

Il convento dei Padri Cappuccini

 

 di Adriano Macchione (*)

 

Costruito sui resti di un antico fortilizio (un “castello” stante la denominazione ancora oggi della zona sottostante), nel 1581 i resti vennero donati dalla nobile famiglia Ventura, insieme a mille ducati d'oro, per il suo restauro. La data dell’atto del Notar Plantedi di Cosenza risale con esattezza al 7 gennaio, così come risulta dalle documentazioni che furono poi conservate dalla famiglia Ventura e da quella custodita oggi in Roma presso l’Archivio della Curia Generalizia dei Padri Cappuccini.

 

Da quel 7 gennaio 1581, inoltre, il luogo dove esso sorgeva, fu chiamato appunto “Cappuccini”  mentre l’originaria denominazione di “Castieddru” rimase per la zona sottostante. Nel corso dei lavori furono asportati i pezzi diroccati del Castello, quindi furono scavate e ripristinate le fondamenta. Infine, dopo due anni di preparativi, nel 1583 presero il via i lavori di edificazione. E per l’ormai ex Castello iniziò un’altra lunga storia. Tra i tanti, un frate che si distinse in questa prima fase della storia dei Cappuccini in Calabria, fu padre Domenico di Nocera.

 

Il convento, di grandi dimensioni, fu strutturato con un pianterreno e un primo superiore. Questa ricostruzione si può facilmente desumere da una veloce osservazione della struttura muraria ancora esistente, tra l’altro conforme, in generale, alla struttura tipica dei Conventi Cappuccini. 

 

Oltrepassando l’ingresso principale posto a fianco del portone della chiesa, si presentava immediatamente il caratteristico chiostro, con al centro il pozzetto. Ai lati del chiostro, due corridoi, uno a destra che scorreva al fianco della chiesa e che permetteva sul fondo di accedere alla sacrestia e uno a sinistra per l’ingresso ai locali del pianoterra e provvisto di una scala per accedere al piano superiore. I due corridoi laterali, sul fondo, in orizzontale, erano congiunti da un terzo corridoio, per permettere il transito durante l’inverno per recarsi in chiesa attraverso la sacrestia provenendo dal piano terra.

 

Per recarsi in chiesa dal piano superiore, c’era una scaletta di servizio. Al pianterreno c’erano la cantina, le dispense dei prodotti alimentari, la cucina, il refettorio e altri locali di servizio. Al primo piano, invece, furono allocati i dormitori dei monaci (ogni frate aveva una celletta), una piccola cappella e una biblioteca fornita di molti volumi e dove, sotto la libreria, era stato ricavato un nascondiglio. A lavori ultimati la nuova costruzione presentò una chiesa a una sola navata, con grande porta indipendente, che fu dedicata all’Assunta.

 

Nel 1600, su concessione del Generale dei Cappuccini, datata in Roma il 26-5-1618, fu costruita nella chiesa, sul lato destro, la cappella gentilizia della famiglia Ventura, dedicata a Sant’Antonio di Padova, con la tomba di famiglia.

 

C’era poi il coro dei monaci, l’altare maggiore in stile barocco, di fattura lignea e con un ciborio arricchito da intarsi di madreperla. Sovrastante all’altare maggiore fu costruita una nicchia destinata ad una bella statua dell’Assunta anch’essa in legno. Alle spalle dell’altare, sorgeva la sagrestia, che comunicava con il chiostro.

 

Questa, e si può vedere ancora oggi, presenta un doppio muro, creato in maniera evidente per avere un nascondiglio. Secondo alcuni ricordi, il doppio muro esiste da sempre, secondo altri risale invece all’epoca borbonica, quando fu costruito con lo scopo di dare rifugio a qualche perseguitato del governo.

 

Il Convento dei Cappuccini di Nocera, fu punto di passaggio o di soste temporanee. Era, generalmente, a numero fisso, secondo le regole canoniche e dell’ordine. Tale numero, però, poteva capitare che aumentasse o diminuisse a seconda della ricettività dell’edificio o a seconda del numero complessivo di religiosi della Provincia che, se scarso, sottraeva unità e se in esubero ne inviava oltre il numero fisso.  

 

In ogni caso, e soprattutto, il convento fu luogo di meditazione e di studio. Il significato religioso della sua esistenza non fu mai tradito. Viveva di elemosina e non fece mai mancare aiuti e sostegno per i poveri (tanti) del paese. E chi non aveva da mangiare, lì trovava ogni volta ristoro. Questa funzione e questa attività continuò per circa 380 anni, poco meno di quattro secoli.

 

In seguito al terremoto del 1783, anche il Convento di Nocera presentava notevoli danni, nel 1784, prima Ferdinando IV di Napoli e poi papa Pio VI decretarono l’abolizione di tutti i monasteri con meno di dodici individui.

 

Secondo quanto riportato da Ignazio Ventura, nel suo libro “Nocera Terinese, storia di una terra di Calabria”, la chiusura del Convento di Nocera giunse il 4 agosto 1809 per decreto di Gioacchino Murat, che ne ordinò la soppressione insieme “ad altri 213 monasteri del reame appartenenti ad ordini monastici possidenti”, così come si evince dagli Archivi della Chiesa di San Giovanni Battista. Gli ultimi frati andarono via l’8 settembre 1809.

 

Nel 1817 riaprì i battenti, con grande gioia della popolazione. Dopo sette anni dalla chiusura, la costruzione non aveva subito ulteriori deterioramenti.

 

Secondo quanto riportò Ignazio Ventura, il 17 febbraio 1861, su decreto di Eugenio, Principe di Carignano, luogotenente del re Vittorio Emanuele II, il convento fu nuovamente soppresso.

 

Il 26 novembre 1878 il convento è messo in vendita dal Demanio, da allora il convento divenne proprietà del Comune, che, come ormai tradizione secolare dell’edificio, ne continuò a fare un punto di grande solidarietà. Adattò alcuni locali, ne trasformò altri e ne ricavò un Ospizio di Mendicità, ricovero provvisorio per poveri sciancati senza un pasto e un tetto.  

 

Questa nuova attività durò per altri 33 anni, fino al 1911.

 

Durante la Prima Guerra Mondiale, il Convento ospitò un gruppo di profughi provenienti dal Veneto.

 

Nel 1935, a cura dell’Amministrazione Comunale, fu istituita a Nocera la Scuola di Avviamento Agrario, tale funzione durò una decina d’anni, fino al 1962.

 

Dopo la vendita degli oggetti sacri e dei banchi, al Convento dei Cappuccini non rimase più nulla, solo rovine e muri cadenti, a fine anni 70 ci fu un tentativo per una sua completa demolizione e ricostruzione per realizzare una casa di cura, fortemente osteggiata dalle opposizioni politiche. Poi, per tutti gli Anni 80, l’edificio restò abbandonato.

 

Negli anni novanta, dato le precarie condizioni delle strutture murarie furono effettuati operazioni di consolidamento.

 

Negli anni 2000 sono stati presentati i progetti per il recupero funzionale del convento.  

 

Un primo intervento per il recupero parziale è stato finanziato dalla Regione Calabria, dal Dipartimento 8 “urbanistica e Governo del territorio”, secondo il Bando  “Progetti Integrati per la qualificazione, recupero e valorizzazione dei Centri Storici della Calabria” di cui alla delibera CIPE 35/2005 – APQ “ Riserva aree urbane”, Delibera CIPE 3/2006 – APQ “Emergenza Urbane e Territoriali”, con l’importo di circa 600.000,00 (vedasi convenzione Comune di Nocera Terinese con la Regione Calabria, del 12 maggio 2009). Con tale intervento si sono creati una sala polifunzionale e locali di servizio.

 

Un secondo intervento conclusivo è stato finanziato con fondi P.I.S.L. nell'anno 2013 dal Progetto Integrato di Sviluppo Locale “Borghi di eccellenza” - Recupero e rifunzionalizzazione del Convento dei Padri Cappuccini e della viabilità connessa del percorso della flagellazione (con stipula della Convenzione rep. n. 1472 del 24/07/2013 ed il Decreto del Dirigente del Dipartimento 3 della Regione Calabria n. 10629 del 24/07/2013).

 

Dopo gli interventi di recupero ultimati nel 2015, il Convento è stato inaugurato il 21 aprile del 2017.

 

(*) Le informazioni storiche sono tratte da "NOCERA TERINESE Storia e Storie" di Adriano Macchione (ed. Ma.Per.)

 

 


Aggiungi commento