Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

28/11/24 ore

Colosseo e Fori chiusi, l’effetto boomerang di un’assemblea sindacale



Missione compiuta! Lo sciopericchio sotto le mentite spoglie di un’assemblea sindacale, che ha tenuto chiusi il Colosseo e i Fori imperiali per tre ore, ha sortito sulle prime l’effetto desiderato da chi ha ritenuto di esercitare un diritto sindacale legittimo in orari che creano disagio, con lo scopo di richiamare l’attenzione pubblica sui motivi della protesta.

 

Risulta così quanto meno singolare la meraviglia scandalizzata di chi lamenta che nessuno sapeva. Del resto, sarebbe stato quantomeno autolesionistico strombazzare ai quattro venti e a tempo debito la chiusura temporanea dei siti, consentendo di rimediare al caos. I sindacati si sono invece limitati a rispettare la legge, fornendo le dovute comunicazioni richieste, il resto l’avrebbe fatto l’autorevolezza e la notorietà dei luoghi.

 

Così è stato. La notizia è diventata di prima pagina trasformandosi tuttavia nel classico boomerang. Infatti, tutto il can-can intorno al fattaccio ai danni dei turisti si è concentrato sul disservizio creato e non sulle istanze dei lavoratori (vale a dire: “il mancato pagamento delle indennità di turnazione e delle prestazioni per le centinaia di aperture straordinarie (dal primo maggio a quelle notturne); la mancata apertura di una trattativa per il rinnovo del contratto dei lavoratori pubblici bloccato per la parte economica da molti anni; la decisione tutta politica di costituire, in accordo con il Comune di Roma e senza un minimo confronto con le parti sociali, una sovrastruttura burocratica come il Consorzio per la gestione dell'area centrale; la mancata apertura di un confronto sulla organizzazione del lavoro all'interno della Soprintendenza in grado di ristabilire un benessere organizzativo che possa riqualificare il lavoro, innalzare la qualità dei servizi offerti non trascurando la sicurezza del personale che vi opera e dei visitatori che affollano i nostri siti").

 

Il ministro Franceschini, cascato dal pero (eppure almeno lui avrebbe dovuto sapere e forse far qualcosa) è sbottato twittando che "la misura è colma" e annunciando la proposta di rendere i Musei servizi pubblici essenziali; mentre poco dopo il premier Renzi ha colto l'occasione per annunciare un imminente decreto legge in materia (tanto per non perdere l’abitudine sullo strumento). Dal canto loro, i sindacati hanno reagito stizziti alla levata di scudi antisindacale del governo, minacciando lo sciopero in difesa del diritti sindacali.

 

Intanto, c’è chi piange disperato per la cattiva reputazione e la brutta figura italiana a livello internazionale. Lo chiamano danno d’immagine (ammesso che il Paese ne abbia ancora una da spendere). (A.M.)

 

 


Aggiungi commento