Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

02/12/24 ore

Magistrati di sorveglianza e Gip, si preparano le diffide radicali



 

È diventata infatti una necessità assoluta “interrompere la condizione di flagranza criminale che, a partire dalla negazione del diritto ad ottenere giustizia in tempi ragionevoli per arrivare alla condizione strutturale di tortura inferta nelle carceri, colloca lo Stato italiano al di fuori della Costituzione, del diritto comunitario e internazionale”.

 

I primi fronti d’iniziativa riguardano i magistrati di sorveglianza e i Gip. In merito allo stato delle cose , l'avvocato Alessandro Gerardi, durante un'intervista a Radio Radicale, spiega che: "l'ordinamento penitenziario assegna poche ma importanti funzioni al magistrato di sorveglianza", tra cui "vigilare sulla organizzazione degli istituti di prevenzione e pena anche al fine di assicurare che la custodia degli imputati e dei condannati sia attuata in conformità con leggi e regolamenti. Ciò nonostante capita spessissimo di visitare carceri in cui i detenuti non hanno mai visto il magistrato di sorveglianza competente, il quale peraltro non si reca da loro nemmeno per i colloqui richiesti, e non evade le istanze che gli vengono rivolte".

 

Diverso è il discorso per i Gip, che muove da un dato abnorme indicativo dell'in-giustizia italiana: "il 42% dei detenuti italiani è in attesa di giudizio e sono i Gip ad emettere le ordinanze che dispongono la custodia cautelare in carcere" ha detto Gerardi.

 

L'iniziativa radicale prevede di inviare a tutti i capi degli uffici Gip una diffida perché si ricorra al carcere "come misura cautelare estrema, ogni qual volta non si sia in grado di garantire al destinatario del provvedimento un trattamento carcerario giusto, conforme a principi e leggi. In caso contrario -ha aggiunto Gerardi- alla diffida seguirà la relativa denuncia presso le Procure della Repubblica".

 

Intervenuto sull'argomento, Marco Pannella ha detto che “i radicali, accanto alla pratica nonviolenta, che è il modo più efficace per difendere lo Stato di diritto e i diritti umani, invitando i nostri interlocutori a rispettare la loro propria moralità, i loro propri doveri, i loro propri obblighi, seguono l'obbligo di ogni cittadino, che se si trova a passare e ad assistere ad un omicidio ha l'obbligo di intervenire, altrimenti è colpevole di un reato omissivo”.

 

Per questo dunque promuoviamo un'azione di massa di attivazione e animazione del diritto, delle procedure, denunciando i magistrati di sorveglianza e gli uffici dei Gip. E' sicuro che l'immensa maggioranza dei magistrati di sorveglianza non rispetta la legge. Ci sarà un motivo? Cause di forza maggiore? Vedremo", ha concluso Pannella.


Aggiungi commento