Riuscirà a vedere la luce prima che scada la Legislatura? La domanda è d’obbligo per tutte le leggi che giacciono in Parlamento, non ultima quella che riguarda il reato di tortura, che per tutta una serie di motivi corre il rischio di cadere vittima dell’ostruzionismo e della dilatazione dei tempi, tra un emendamento e l’altro.
Con Raffaella Di Marzio, docente esperta in modo particolare di nuovi movimenti religiosi e membro della Società italiana di psicologia della religione, ci siamo confrontati l'ultima volta su Agenzia Radicale nel 2013, cinque anni fa. In questa conversazione avremo modo di ripercorrere quello che è cambiato in questo considerevole lasso di tempo in relazione alla libertà di religione e credo in Italia. di Camillo Maffia
“Mi pongo una domanda, anche se non sono in grado di dare una risposta: una legalizzazione di una droga controllata, anche nelle modalità di vendita, non potrebbe avere effetti migliori rispetto allo spaccio che avviene alla luce del giorno nella totale e assoluta impunità e che riguarda amplissime fasce della popolazione giovane?”. Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, intervenendo al forum web AGI «Viva l’Italia» si è soffermato sulla proposta di legalizzazione della cannabis.
Due interrogazioni parlamentari, una al Parlamento italiano a firma di Giovanna Martelli e l'altra al Parlamento europeo, presentata da Barbara Spinelli che cita la nostra ricostruzione della delibera voluta da Laura Baldassarre. Al centro il nodo della rappresentanza Rom, quello che fa saltare i piani degli interessati, perché se da un lato è ovvio che non si può includere una minoranza senza un coinvolgimento diretto, “a sua insaputa” manco fosse una polizza vita di Virginia Raggi, dall'altro è vero che se le istituzioni s'incaricassero di costruire una partecipazione della società civile Rom nella implementazione della Strategia e nel rispetto degli schemi di governance non sarebbero più le associazioni a farsi portavoce delle esigenze dei residenti nei campi. di Gianni Carbotti e Camillo Maffia
È notizia recente che la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione presentata da Raffaele Sollecito ha ricevuto parere negativo da parte della Corte d'Appello di Firenze, che nelle motivazioni cita elementi presenti nella prima fase dell'istruttoria e sembra mettere in discussione i presupposti della stessa sentenza di assoluzione relativa al “delitto di Perugia”. Non è mancato il consueto accanimento mediatico nei confronti di Sollecito, il quale pone un problema di reciprocità: vengono prima i media o la giustizia? di Gianni Carbotti e Camillo Maffia
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