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29/11/24 ore

Per Bagnoli la civiltà del confronto



di Gerardo Mazziotti

 

Invocata in politica come garanzia per i cittadini chiamati a scegliere i propri governanti a livello locale e nazionale la civiltà del confronto delle idee va rivendicata anche nei campi dell’urbanistica e dell’architettura, dove si identifica con il pubblico concorso aperto alla partecipazioni delle categorie professionali abilitate a operarvi. 

 

Il concorso internazionale di idee e di progettazione è considerato in tutto il mondo civile lo strumento da adottare per la realizzazione delle opere pubbliche di particolare rilevanza e per le grandi trasformazioni urbane. E’ lo strumento che garantisce il più alto grado della qualità globale e,quindi, la produzione di opere destinate a far parte del patrimonio culturale di un paese. Oggi come nel passato.

 

Già nell’antica Grecia alle gare di canto, di poesia e di recitazione facevano riscontro le competizioni fra pittori, scultori e architetti. Il Partenone, il momento magico dell’architettura di tutti i tempi, è il risultato di un pubblico concorso voluto da Pericle e vinto dal sommo Ictino, associatosi per l’occasione con Fidia. E anche presso i Romani, narra Vitruvio, i concorsi di architettura erano largamente adottati non solo per le grandi opere pubbliche (le Terme, le Basiliche, gli Anfiteatri, i Templi…) ma anche per le residenze patrizie fuori e dentro le mura (la Domus Transitoria di Nerone sul colle Oppio).

 

Nel 400 Brunelleschi dovette misurarsi con diciassette partecipanti, tra i quali il Ghiberti, al concorso di idee indetto dalla Corporazione della Lana prima di voltare quel magico cielo di pietra della cupola del Duomo. E un secolo dopo Michelangelo dovette anch’egli sostenere un confronto con Bramante per convincere Papa Giulio ad affidargli l’incarico di erigere la cupola di San Pietro. Da allora un susseguirsi nei secoli successivi di pubblici concorsi che hanno lasciato le mirabili testimonianze architettoniche e urbanistiche, disseminate in tutta Europa, costituenti il patrimonio artistico e storico dell’ umanità.

 

Anche in Italia la civiltà del confronto delle idee ha vissuto una lunga e felice stagione. Dal grande concorso per l’Altare della Patria di fine 800, dove alla fine della Grande Guerra fu posta la tomba del Milite Ignoto, a quello per l’ampliamento della Camera dei deputati del 1960, cadenzati dai grandi concorsi degli anni ’30 e ’40 per la realizzazione delle opere che oggi sono il vanto della cultura architettonica e urbanistica del nostro Paese. Il nuovo Rione Carità di Napoli con i palazzi delle Poste, delle Finanze dei Mutilati, le cinque città nuove nelle risanate paludi pontine (Aprilia, Littoria, Sabaudia,Pomezia e Sabaudia, ammirate da LeCorbusier e prese a modello per le News Towns inglesi), la stazione ferroviaria di Firenze, la Casa del Fascio di Como (celebrata dalla cultura internazionale come il capolavoro dell’architettura moderna italiana), l’EUR di Roma con il palazzo della Civiltà Italiana e quello dei Congressi, la Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare. E,nel dopoguerra, il Mausoleo delle Fosse Ardeatine e il palazzo dello Sport di Roma, il museo di Castevelvecchio di Verona, i palazzi di Giustizia di Roma, di Savona e di Napoli, del Policlinico di Napoli e le Terme del Solaro a Castellammare di Stabia. Poi più nulla. O quasi.

 

Bruno Zevi scrisse sul n.515 del settembre 1998 della rivista l’Architettura/cronache e storia un editoriale in breve “Quel che sostiene Mazziotti sui pubblici concorsi mi trova solidale (…) di fronte allo sfascio dei beni architettonici e delle bellezze panoramiche esprimo il pieno assenso alle idee di Mazziotti, specie alla proposta di una Maastricht per l’architettura e per l’urbanistica, una Maastricht per l’urbatettura. Complimenti".

 

Pur in assenza della Maastricht per l’urbatettura non c’è alcun motivo valido per non affidare, attraverso un concorso internazionale di idee, agli architetti, agli ingegneri e agli economisti di tutto il mondo la trasformazione urbana di Bagnoli a Napoli. Quella che la storia millenaria e la straordinaria bellezza dei luoghi richiedono. 

 

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