Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

29/11/24 ore

L'incubo di Roberto Berardi in Guinea Equatoriale


  • Andrea Spinelli Barrile

Roberto Berardi è un imprenditore di 50 anni che ha trascorso gli ultimi 20 a fare impresa in Africa Occidentale: Costa d'Avorio, Nigeria, Cameroun, Berardi si getta anima e corpo nel lavoro riuscendo in particolare nel campo edilizio. Il talento di Berardi venne notato da Teodorin Nguema Obiang, erede prediletto di Teodoro Obiang che da 36 anni governa con pugno di ferro, machete alla cintola e repressione sanguinaria la piccola Guinea Equatoriale, sotto il cui suolo si trovano alcuni dei più ricchi giacimenti di petrolio e gas naturale dell'Africa subsahariana.

 

Teodorin, secondo vicepresidente e ministro delle foreste, propone a Berardi di fondare una società, la Eloba Connstruction SA, e questi accetta: il lavoro va bene e gli appalti sono remunerativi, tanto che l'imprenditore chiama dall'Italia alcuni parenti, amici ed ex colleghi volenterosi di rifarsi una vita di lavoro in Africa mentre in Europa la crisi economica si fa sentire.

 

Dopo un paio d'anni di lavoro Berardi comincia a notare ammanchi notevoli nelle casse della società: fatte le opportune verifiche va a chiedere conto al socio il quale, per tutta risposta, lo fa arrestare a Bata due settimane dopo, il 19 gennaio 2013, da alcuni uomini in borghese. Berardi resterà in fermo di Polizia per 23 giorni, detenuto in isolamento in una cella di sicurezza del commissariato di Bata.

 

Dopo un breve periodo di arresti domiciliari, a ben 47 giorni dal fermo il Tribunale ne ordina l'arresto per appropriazione indebita e truffa, disponendone la carcerazione a Bata Central, una delle peggiori carceri del Continente africano.

 

Di fatto, le accuse mosse da Berardi al socio Teodorin gli sono state completamente ribaltate addosso. In carcere Berardi ha subìto di tutto: ristretto inizialmente in mezzo ai criminali comuni, nella galera africana è stato torturato più volte, percosso senza motivo e detenuto in condizioni inumane e degradanti per la maggior parte del tempo.

 

Berardi è entrato in isolamento nel novembre 2013, rimanendoci continuativamente per tutto il 2014 (salvo 30 ore, non consecutive, perchè ricoverato per una grave forma di enfisema, febbre tifoide, attacchi di malaria ed uno stato fisico precario) e fino a febbraio 2015: la sua cella, 2 metri per 3, è arredata semplicemente da un materasso di gommapiuma gettato in terra e ricettacolo di insetti, con una temperatura diurna costante di circa 40 gradi. Il cibo gli viene consegnato saltuariamente e spesso volutamente avariato.

 

Condannato a 2 anni e 4 mesi al termine di un processo farsa nel luglio 2013, nel quale l'accusa ed i suoi testimoni non si sono presentati, il suo supplizio sarebbe dovuto terminare il 19 maggio 2015 ma in quella data la piccola delegazione diplomatica italiana inviata dal Cameroun per accoglierlo è stata rimandata a casa: il giudice ha infatti negato la scarcerazione spiegando di non intendere conteggiare la carcerazione preventiva e disponendo un nuovo termine al 7 luglio prossimo.

 

“In quella data si troverà facilmente un nuovo pretesto per tenerlo in cella” spiega al Garantista Ken Hurwitz di Open Society Foundation, ong americana da sempre attiva sul caso Berardi. Come infatti dichiarato dal Presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi è ora “necessaria una forte iniziativa del governo italiano nei confronti della Guinea Equatoriale”, dopo che il lavoro fatto in due anni e mezzo dalla Farnesina ha portato, nei risultati, ad un clamoroso ed imbarazzante zero spaccato. Dello stesso avviso anche il legale di Berardi, Ponciano Mbomio Nvò.

 

A meno di una settimana dalla decisione di non scarcerarlo il Presidente Teodoro Obiang, che si dice in Africa possa “uccidere le persone perchè lui all'inferno non ci va”, con un decreto presidenziale ha azzerato l'intera magistratura e tutti i vertici della giustizia nguemista assumendone il completo controllo. Tutu Alicante, un dissidente che vive a Washington ed è presidente e fondatore di un'importante ong, EG Justice, ha sostenuto più volte come Berardi sia “il prigioniero personale” del rampollo Teodorin, già colpito negli Stati Uniti e in Francia da due processi per corruzione e riciclaggio.

 

La magistratura americana ha infatti scoperto che i soldi della Eloba Connstruccion SA sono finiti nei conti correnti di Teodorin nelle banche californiane, utilizzati per l'acquisto di memorabilia di Michael Jackson ed altre amenità e capricci costosi. In Italia è stata firmata martedì dal premier Renzi la nuova legge sull'anticorruzione: chissà se è un valido strumento giuridico per farsi valere laddove la diplomazia ha, per ora, miseramente fallito.

 

(da Cronache del Garantista)

 

 


Aggiungi commento