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30/11/24 ore

Il Pd cerca un Caronte


  • Ermes Antonucci

Nell’Assemblea Nazionale di sabato prossimo, il Partito Democratico proverà a ricomporre i cocci post-elezioni “presidenziali” e cercherà di scegliere un segretario o un comitato di reggenza che traghetti il partito fino al congresso previsto per settembre-ottobre.

 

L’Assemblea Nazionale dovrà prima di tutto formalizzare le dimissioni dell’intera segreteria, guidata da Pierluigi Bersani, e della presidente Rosy Bindi. Ma il problema vero verrà subito dopo, quando si dovrà trovare un accordo sull’identità del traghettatore, una figura di garanzia che assicuri tra l’altro di non presentare la propria candidatura al successivo congresso.

 

In un partito dilaniato dalle tensioni interne tra le diverse correnti, infatti, già solo trovare un nome condiviso che possa per un momento attenuare i contrasti appare un’impresa piuttosto ardua. Fino ad oggi pomeriggio, nonostante la consueta sfilata dei papabili (Chiamparino, Finocchiaro, Castagnetti, Fassino, Chiti…), la competizione sembrava destinata ad un ballottaggio tra il candidato di Bersani, cioè l’ex segretario della Cgil Guglielmo Epifani, e quello di D’Alema e dei “giovani turchi”, Gianni Cuperlo, che avrebbe ricevuto anche il beneplacito di Matteo Renzi (ieri incontratosi con l’ex ministro Fabrizio Barca, che col sindaco di Firenze vede una reciproca “complementarietà”).

 

Questa mattina, però, Bersani avrebbe ricevuto nel suo ufficio proprio Cuperlo, e lo avrebbe convinto a rinunciare alla candidatura in nome della ricerca di una soluzione condivisa, che dunque esclude lo stesso Epifani. Il nome più gettonato, a questo punto, è quello di Anna Finocchiaro, neoeletta presidente della commissione affari costituzionali del Senato.

 

Ma su questa ipotesi occorrerà registrare la reazione di Renzi, che durante le elezioni per il Colle si era duramente scagliato contro la senatrice siciliana ricordando la sua “splendida spesa all’Ikea con il carrello umano” (“Accuse miserabili” rispose lei).

 

Un altro guaio in Assemblea, inoltre, potrebbe derivare dalla discussione sulla modifica dello statuto per separare la carica di segretario da quella di candidato a guidare il governo. Il rischio è che, per la protesta di una parte dei delegati, venga a mancare il numero legale, e in questo modo qualsiasi decisione assunta dall’assemblea risulterebbe nulla.

 

La strada da percorrere per una possibile rinascita del Pd, insomma, è ancora molto lunga.


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