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30/11/24 ore

Cina, Internet nella rete del regime


  • Ermes Antonucci

La Cina ha approvato un pacchetto di norme che permetterà alle autorità del governo di esercitare un controllo più stretto sugli utenti di Internet. Il regolamento impone ai circa 500 milioni di cinesi che ogni giorno si collegano alla Rete di comunicare i propri dati identificativi ai fornitori di servizi Internet.

 

I provvedimenti rappresentano l’implementazione di regole già stabilite un anno fa ma non pienamente messe in atto. I fornitori di servizi di rete saranno tenuti a “fermare immediatamente la trasmissione di informazioni illegali, eliminando i post online ma salvando i record su database per poterne riferire alle autorità di vigilanza”.

 

I legislatori sostengono che la norma è stata progettata per “aumentare la protezione dei dati personali online e per tutelare gli interessi pubblici”, ma molti vedono nella nuova regolamentazione un tentativo di limitare la libertà di parola e di realizzare una vera e propria schedatura di massa. Le nuove norme vanno a colpire un settore, quello di Internet, già sottoposto a un massiccio controllo da parte del regime.

 

Un regime che, gradualmente, ha oscurato alcuni dei più importanti siti a livello mondiale: Google, Youtube, Facebook, Twitter e molti altri ancora. Nonostante la censura, quindi, il Web continua a suscitare la preoccupazione del governo e del neosegretario del Partito comunista Xi Jinping.

 

Negli ultimi mesi, infatti, numerose proteste di massa sono state organizzate in Cina attraverso l’utilizzo delle comunicazioni Internet. Nel novembre scorso, inoltre, la pubblicazione online di un sex tape che lo vedeva protagonista con una ragazza di 18 anni, portò all’espulsione del partito di Zhengfu Lei, segretario del distretto di Chongqing.

 

La vicenda cinese contribuisce a confermare il ruolo ormai fondamentale che i mezzi di comunicazione interattiva rivestono all’interno delle dinamiche sociali e politiche del nostro tempo. Resta da vedere ora, sull’onda degli eventi che hanno caratterizzato la Primavera Araba, se le restrizioni imposte da regimi non ancora liberal-democratici alla libera utilizzazione di Internet riusciranno a raggiungere gli scopi prefissati o se, inevitabilmente, rappresenteranno un futile ed inutile tentativo di fermare un fenomeno che appare più che mai inarrestabile. Un veicolo di informazioni e, dunque, di libertà, in grado di stravolgere equilibri d’ogni genere.


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