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01/12/24 ore

Voto regionale, le false novità al netto dell'astensione


  • Ermes Antonucci

E' indubbio che il vero vincitore delle elezioni regionali svoltisi nello scorso weekend in Emilia-Romagna e Calabria sia stato il partito dell'astensione. I numeri dipingono una vera e propria svolta epocale nelle dinamiche elettorali, soprattutto in terra emiliano-romagnola, storica roccaforte di un centrosinistra che negli anni '70-'80 riusciva a portare al seggio più del 90% degli elettori.

 

Nella regione che ora sarà governata da Stefano Bonaccini, come abbiamo notato, un intero sistema di governo sembra sia giunto al capolinea: quello simbolo della sinistra post-Pci, del sindacato, delle cooperative rosse, del consociativismo, della pervasione clientelare della società civile.

 

Una rottura radicale, insomma, ma che a dispetto delle considerazioni dell'ultima ora di alcuni osservatori − che vedono nella caduta di partecipazione addirittura l’inizio della fine per Matteo Renzi − potrebbe rappresentare, in fondo, perfino un elemento in sostegno della nuova stagione populista-centrista inaugurata dal premier: un Pd che (pur essendo incapace di avanzare una concreta proposta politica) perde centinaia di migliaia di voti nella culla della sinistra oltranzista e gelosa dello status quo può, infatti, paradossalmente ambire a guadagnare ancor più legittimazione agli occhi di quelle fasce economico-sociali dell'elettorato che per la prima volta si affacciano a sinistra con la speranza che il segretario democratico spazzi via proprio quei soffocanti retaggi del passato.

 

Questo spiegherebbe lo scarso coinvolgimento di Renzi nella campagna elettorale regionale, e anche la superficialità con la quale si è limitato a salutare l'esito delle elezioni come un successo. Certo, poi, definire un'esplosione di astensionismo che non ha precedenti nella storia repubblicana un "problema secondario", appare assolutamente fuori dalla realtà. Ma la strategia comunicativa del premier ormai è nota, e questi palesi tentativi di negare l'innegabile paiono non costituire neanche più una novità.

 

Una novità, invece, secondo quanto stabilito all'unanimità dal regime (dis)informativo nostrano, sembrerebbe essere la Lega di Matteo Salvini, celebrata in pompa magna come il vero vincitore dell'appuntamento elettorale in Emilia-Romagna. Le cifre sbandierate (Lega al 19%), tuttavia, dicono solo parte della verità.

 

Ciò che sarebbe più logico fare − ma ciò significherebbe per i media abbandonare la propria incredibile campagna tambureggiante messa in piedi attorno alla figura di Salvini, presente sulla scena quasi più del premier (un po' come successe con Grillo) − è confrontare il numero di voti assoluti conquistati dai partiti in Emilia-Romagna non con quelle delle europee dello scorso maggio (che tradizionalmente tendono ad assumere carattere nazionale), bensì con quelle registrate nelle ultime regionali del 2010. Scopriremmo, così, che se è vero che Pd ma soprattutto Fi sono crollati (-300mila voti per il primo e -400mila per il secondo), il M5S è rimasto pressoché stabile (+30mila) così come la Lega, che in realtà ha perso circa 50mila voti.

 

Il merito di Salvini, dunque, non è stato quello di aver lanciato in alto il partito verso vette "storiche", come le definisce, bensì quello di aver preso le redini di una creatura politica quasi morente e di aver rifondato il legame con la propria base su un attivismo ideologico vecchio stampo, che spontaneamente "accompagna" gli elettori al seggio, riuscendo così a limitare i danni. Dei partiti avversari in Emilia-Romagna, infatti, solo il M5S può vantare un legame così stretto con gli attivisti-elettori, e infatti è riuscito a guadagnare circa 30mila voti.

 

Ma se per il movimento di Grillo questo risultato sembra costituire, se non un calo, comunque una frenata, in virtù della lunga tradizione in una regione che da sempre rappresenta la culla stessa del movimento e in cui, fino a ieri, vi era stata una crescita costante con passi da gigante, per la Lega l'aver perso solo alcune decine di migliaia di voti è diventato unanimemente uno "storico successo". Di certo Salvini ha ottenuto un buon risultato. Ma da qui a celebrare una vittoria della Lega, e presentare quest'ultima addirittura come nuovo polo attorno al quale rilanciare il centrodestra italiano, ce ne passa...

 

 


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