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02/12/24 ore

Aborto ed eutanasia: obiettare è umano, imporre è diabolico



Sono le questioni "aborto" e "eutanasia" a ridefinire le salutari e fisiologiche distanze tra Francesco e la nuova tifoseria occasionale della Chiesa, quel pubblico che subisce straordinariamente il fascino delle infinite modernità del Pontefice pur senza condividerne la fede o coltivandone una tiepida.

 

Francesco è il Papa del “chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio”, della denuncia degli scribi e dei farisei “che codificano la fede con regole e istruzioni”, dell’invettiva contro il “capitalismo selvaggio”, dell’appello a tutti gli uomini di buona volontà alla lotta per l’abolizione della pena di morte e per il miglioramento delle condizioni carcerarie… E’ il Papa “politico”, a detta di The Economist, che strizza l’occhio più o meno consapevolmente a Lenin, almeno per quanto riguarda “la sua analisi di capitalismo e imperialismo”.

 

Tuttavia sul fronte più delicato di aborto ed eutanasia non è certo una sorpresa “la conferma dell’impostazione vaticana sull’obiezione di coscienza”, come ha dichiarato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, che invece di semplificare la questione con un’ingenerosa condanna dell’intromissione cattolica negli affari dello Stato, ha puntato il dito contro “l'incapacità delle istituzioni di garantire i diritti di tutti e di impedire che attraverso l'obiezione di coscienza si realizzi il boicottaggio della legge”, alludendo alla legge 194/78 sull’IVG.

 

Nel discorso rivolto sabato 15 novembre all’Associazione dei medici cattolici italiani il Papa aveva attaccato il pensiero dominante volto a favorire quella “falsa compassione” lontana anni-luce da quella “evangelica del Buon Samaritano”, che produce equazioni ritenute pericolose: favorire l’aborto come aiuto alla donna, procurare l’eutanasia come atto di dignità. Papa Francesco aveva poi parlato delle “scelte coraggiose” richieste ai medici cattolici, destinatari dell’appello, che nella fedeltà al “Vangelo della vita” possono spingersi fino all’obiezione di coscienza.

 

Nonostante la legittimità delle considerazioni che il Pontefice ha esposto ai suoi fedeli, i dati in materia di aborto sembrano disegnare lo scenario desolante di un’obiezione sempre più sinonimo di “imposizione di coscienza”. Secondo quanto viene denunciato dalla Laiga (Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l’applicazione della legge 194/78) molte aree della penisola contano un’altissima percentuale di medici obiettori, in particolare Lazio, Campania e Provincia di Bolzano con un tasso superiore al 90% . La conseguenza più immediata di questi numeri è quella di un vero e proprio fenomeno migratorio nazionale o addirittura oltre confine, quando si tratta di interruzioni di gravidanza superati i 90 giorni nei casi di patologie del feto e rischi per la madre.

 

Il III Convegno nazionale Laiga si è concluso l’8 novembre scorso con l’istituzione di una Rete di tutela composta da avvocati che si impegneranno nella difesa dei diritti garantiti dalla legge 194 e dell’UNIDAS, federazione di associazioni coinvolte nella difesa dei diritti della donna. Novità che si aggiungono a quelle promosse nella Regione Lazio dal Presidente Zingaretti: il medico obiettore non potrà più astenersi dal parlare con la donna che ha deciso l’interruzione, dal rilasciare la certificazione, dalla prescrizione della contraccezione di emergenza e di quella normale ormonale, né dall’inserimento della spirale.

 

Per quante siano le limitazioni e gli ostacoli che persistono, l’interruzione di gravidanza resta pur sempre garantita da una legge a differenza dell’eutanasia. Marco Cappato ha infatti ricordato che: “La questione dell'obiezione di coscienza in Italia si porrà dunque quando l'eutanasia sarà legalizzata come l'aborto, mentre oggi è la coscienza dei malati ad essere calpestata insieme a quella dei medici disposti ad aiutarli a morire senza soffrire”.

 

Quella dell’eutanasia legale è una battaglia combattuta ad armi impari come è emerso a settembre dall’XI congresso dell’Associazione Luca Coscioni, in cui si è denunciato ancora una volta l’oscurantismo in materia di indagini conoscitive, la censura mediatica e l’assenza di dibattito.

 

Ludovica Passeri

 

 


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