Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

01/12/24 ore

Pena di morte, una Giornata mondiale contro le esecuzioni di disabili mentali e intellettivi


  • Francesca Pisano

Nel mondo si continuano a mettere a morte persone con disabilità mentale e intellettiva, in evidente violazione degli standard internazionali. Su questo aspetto la Coalizione mondiale contro la pena di morte ha deciso di concentrare la sua denuncia in occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte che ricorre dal 2003 ogni 10 ottobre.

 

Sono stati già documentati casi di persone con forme di disabilità condannate o già messe a morte in Giappone, Pakistan e Stati Uniti. In particolare, denuncia Amnesty International:

 

- negli Usa, Askari Abdullah Muhammad è stato messo a morte il 7 gennaio 2014 in Florida per un omicidio commesso in carcere nel 1980. Aveva una lunga storia di malattia mentale e gli era stata diagnosticata una schizofrenia paranoide. Il 9 aprile, il cittadino messicano Ramiro Hernandez Llanas è stato messo a morte in Texas nonostante sei successivi test sul quoziente intellettivo avessero dimostrato la sua disabilità intellettiva e dunque l’incostituzionalità della sua condanna a morte. In Florida, Frank Walls e Michael Zack, due condannati a morte con gravi traumi mentali, hanno esaurito tutti gli appelli contro l’esecuzione;

 

- in Giappone, molti prigionieri sofferenti per malattie mentali sono stati già impiccati, altri rimangono nel braccio della morte. Hakamada Iwao, 78 anni, condannato a morte per omicidio nel 1968 al termine di un processo iniquo, è la persona che ha trascorso il più lungo periodo di tempo nel braccio della morte, 45 anni. Durante decenni di isolamento completo, ha sviluppato numerosi e gravi problemi di salute mentale. È stato rilasciato provvisoriamente nel marzo 2014 in vista di un possibile nuovo processo. Matsumoto Kanji è nel braccio della morte dal 1993 e, sebbene i suoi avvocati stiano chiedendo un nuovo processo, potrebbe essere impiccato in ogni momento: ha sviluppato disabilità mentale a seguito di avvelenamento da mercurio e appare paranoico e incoerente a seguito della malattia mentale sviluppata durante la detenzione;

 

- in Pakistan, Mohammad Ashgar, diagnosticato schizofrenico paranoide nel 2010 nel Regno Unito e da qui rinviato in Pakistan, è stato condannato a morte nel 2014 per blasfemia.

 

Tutto questo avviene in spregio agli standard internazionali sulla disabilità mentale e intellettiva posti “a tutela di persone vulnerabili”. Questi standard – sottolinea Audrey Gaughran, direttrice del programma Temi globali di Amnesty International - non hanno lo scopo di giustificare crimini orrendi ma stabiliscono dei criteri in base ai quali la pena di morte può essere o meno inflitta” nei paesi in cui purtroppo ancora è praticata.

 

A tal proposito, la Coalizione internazionale si sta attivando per fare pressione su alcuni stati che non lo hanno ancora fatto, affinché votino a favore della risoluzione – la quinta - che verrà presentata quest’anno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite per una moratoria sulle esecuzioni in vista di una abolizione definitiva, per la quale l’associazione radicale Nessuno tocchi Caino si è mobilitata fin dalla nascita, riuscendo a coinvolgere anche altre organizzazioni per i diritti umani e ottenendo risultati in principio inaspettati.

 

Secondo quanto riportato nel rapporto 2014 di rapporto 2014 di Ntc,“l’evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte in atto nel mondo da oltre quindici anni, si è confermata nel 2013 e nei primi sei mesi del 2014. I Paesi o i territori che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica sono oggi 161. Di questi, i Paesi totalmente abolizionisti sono 100; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 7; quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 6; i Paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati internazionalmente ad abolire la pena di morte, sono 48.

 

I Paesi mantenitori della pena di morte sono scesi a 37 (al 30 giugno 2014) rispetto ai 40 del 2012. I Paesi mantenitori sono progressivamente diminuiti nel corso degli ultimi anni: erano 43 nel 2011, 42 nel 2010, 45 nel 2009, 48 nel 2008, 49 nel 2007, 51 nel 2006 e 54 nel 2005.

 

L’obiettivo di Nessuno tocchi Caino per la prossima Risoluzione è duplice: rafforzare il testo e far aumentare il numero dei cosponsor e dei voti a favore. Per quanto riguarda il testo della nuova Risoluzione, Nessuno tocchi Caino ha rilanciato la proposta al Segretario Generale dell’ONU di istituire la figura di un Inviato Speciale che abbia il compito non solo di monitorare la situazione ed esigere una maggiore trasparenza e limiti più restrittivi nel sistema della pena capitale, ma anche di continuare a persuadere chi ancora la pratica ad adottare la linea stabilita dalle Nazioni Unite: “moratoria delle esecuzioni, in vista dell’abolizione definitiva della pena di morte”.

 

 


Aggiungi commento