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30/11/24 ore

Roma, contro il sindaco e i diritti umani scatta la propaganda antigitana



Pochi giorni fa il sindaco Marino ha inaugurato il “metodo del rigore”, sollecitando così la preoccupazione dell’Associazione 21 Luglio e di Popica ONLUS in merito alle gravi violazioni procedurali ai danni dei diritti delle persone accampate a via Belmonte Castello. È anche vero, però, che quando invece il sindaco rispetta i diritti umani deve vedersela con capolavori di propaganda goebbelsianache sembrano piovuti direttamente dagli sgoccioli della Repubblica di Weimar.

 

Il Tempo”, infatti, ha attaccato duramente il sindaco con un articolo che riporta affermazioni sconcertanti, come quelle della consigliera di Forza Italia Clarissa Casasanta, e un fotomontaggio in prima pagina, che mostra Marino vestito da anziana donna Rom, che ricorda le vignette con cui negli anni Quaranta veniva sbeffeggiato dalle potenze dell’Asse Franklin D. Roosevelt, raffigurato sotto il peso di una enorme Menorah.

 

La colpa di Marino? Aver alloggiato dei Rom sfollati all’interno di un albergo dove, in seguito all’emergenza dell’alluvione, sono stati accolti anche degli italiani. A breve distanza dalla Giornata della Memoria e dell’orribile episodio delle teste di maiale inviate alla comunità ebraica non ci viene comunque risparmiata la propaganda contro la minoranza Rom deportata nei campi di sterminio assieme agli ebrei e detenuta nei campi di concentramento sia fascisti che nazisti: ed è questo il contesto in cui il sindaco dovrebbe rispettare le promesse fatte in campagna elettorale in merito a nuove politiche rispettose dei diritti umani fondamentali nell’ambito della questione Rom, abbandonando definitivamente l’approccio securitario.

 

In sostegno, dunque, alla doverosa e inevitabile scelta del sindaco di rispettare la legalità e l’accoglienza, dando asilo alle famiglie Rom sfollate al pari degli italiani danneggiati dall’alluvione senza “graduatorie” su base etnica, vi proponiamo un piccolo esercizio di stile.

 

Abbiamo riscritto integralmente l’articolo del “Tempo”, limitandoci a sostituire la parola “Rom” con la parola “ebrei” e “italiani” con “ariani”. Speriamo che il risultato faccia riflettere chi sta consapevolmente ostacolando l’inclusione sociale nella Capitale, in modo irresponsabile, propagandando discriminazioni fondate sull’etnia, rendendo così difficile al sindaco le già ardue scelte che deve affrontare se vuole, come continuiamo nonostante tutto a sperare, applicare nella Capitale la “Strategia nazionale d’inclusione di Rom, Sinti e Caminanti”.

 

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Marino sistema gli sfollati dagli ebrei

 

La rabbia degli evacuati di Prima Porta mandati nell’albergo degli ebrei. «Il sindaco prima ci ha portato gli ebrei, due giorni dopo ha pensato a noi»

 

Roma – Cronaca

 

Alla fine sono finiti nello stesso albergo in cui sono ospitati anche gli ebrei. Per gli sfollati dell’alluvione avvenuta a Roma, nel quartiere di Prima Porta, oltre al danno si aggiunge anche la beffa. Da domenica pomeriggio cinquanta persone, tra cui dodici minori, sono stati trasferiti dalla parrocchia di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori dove hanno trascorso le prime due notti fuori da casa, all’hotel Flaminius poco distante.

 

Nessun problema se non fosse per il fatto che nella struttura, da venerdì, erano già presenti una ventina di ebrei provenienti dal campo del Casilino, anche questi sfollati a causa dell’emergenza maltempo.

 

Un’amara sorpresa per chi, nel quartiere, non ha più una casa agibile. Mentre, infatti, proprio venerdì sera gli alluvionati attendevano di trovare riparo nella scuola Pascal, poi non utilizzata perché priva di ogni accoglienza, all’hotel Flaminius gli ebrei del Casilino si sistemavano con letti, pasti caldi tre volte al giorno, bevande e frutta: «Tutto di ottima qualità», spiega un dipendente dell’hotel.

 

«Vedere queste cose mi fa infuriare, perché noi paghiamo le tasse - dice Cristina, una delle persone che con i suoi due figli e il marito è ospite dell’albergo perché la sua casa è completamente allagata - Questa notte abbiamo dormito in quattro in due letti, ma ho detto che non importava, mi bastava avere un posto asciutto. Ma questo non lo accetto».

 

Nella hall dell’albergo, in mezzo alle persone e ai bimbi sfollati, dunque, passeggiano anche gli ebrei e qualcuno non si sente a suo agio. «Ogni tanto qualcuno ti fissa e io ho paura e mi chiudo subito a chiave. È una presenza inquietante», dice Elyacout, 21enne rimasta fuori di casa con tutta la famiglia.

 

Lo sdegno delle famiglie di Prima Porta è condiviso anche da altri. In particolare dalla consigliera di Forza Italia, Clarissa Casasanta, a cui questa situazione proprio non va giù: «La realtà è questa - sottolinea - venerdì quando le nostre famiglie stavano in chiesa, gli ebrei di Casilino stavano in albergo perché il sindaco Marino si è preoccupato di fare l’accordo con l’albergo per gli ebrei, ma non si è preoccupato di fare lo stesso accordo per le famiglie di Prima Porta. La mia protesta - aggiunge - nasce da una discriminazione al contrario: venerdì è stata predisposta l’accoglienza per gli ebrei e non per gli ariani. Io non voglio escludere nessuno, però non escludere nessuno vuol dire anche non escludere gli ariani».

 

Un pasticcio, dunque, una situazione imbarazzante che ancora non è chiaro quando finirà. La convivenza tra ebrei e sfollati, infatti, potrebbe ancora proseguire anche se, per togliersi dall’impiccio, il Municipio sta già correndo al riparo.

 

L’assessore alle politiche abitative del XX Municipio, Michela Ottavi, chiarisce: «Ho chiesto al Dipartimento del Comune che le famiglie ebree siano spostate in un altro posto, così da poter avere a disposizione l’intero albergo per le famiglie del quartiere, a cui garantiremo ospitalità fino a quando non potranno tornare nelle loro case. Al momento ancora non si sa quando gli ebrei saranno portati via. Da quello che so io - spiega ancora l’assessore - sono arrivati all’hotel Flaminius tra giovedì e venerdì».

 

Gianni Carbotti e Camillo Maffia

 

Fonte: (iltempo.it)

 

 


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