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30/11/24 ore

Prostituzione, la legittima difesa dei maîtres à penser


  • Florence Ursino

“Non toccate la mia puttana!” gridano i maiali. E non siamo nella fattoria degli animali orwelliana, bensì nella Francia di Hollande, dove un gruppo di intellettuali ha deciso di stilare un manifesto di protesta contro il disegno di legge che prevede multe da 1.500 a 3.000 euro per i clienti delle prostitute.

 

La proposta della socialista Najat Vallaud-Belkacem, ministra delle Pari Opportunità, prende di mira il mestiere più antico del mondo con l'obiettivo di arginare il fenomeno dal punto di vista della domanda, in modo da scoraggiare lo sfruttamento dei 'commercianti' del sesso, nell'ottica di una più incisiva lotta contro la tratta di esseri umani. Ma, come sottolinea la filosofa Élisabeth Badinter, “il sesso non è sempre legato all'amore, e quello a pagamento non è sempre frutto di diseprazione o schiavitù”.

 

Perciò, il numero di novembre della rivista 'Causer' pubblicherà la petizione dei “343 salauds” (maiali) in cui, ricordando il manifesto a favore del diritto di aborto scritto nel 1971 da Simone De Beauvoir a nome di un gruppo di donne – le 343 definite poi 'salopes' (puttane, appunto) – scrittori come Frédéric Beigbeder, giornalisti, umoristi e intellettuali di sorta reclamano a gran voce le proprie prostitute.

 

“Che le nostre relazioni carnali siano a pagamento o meno, non potremmo mai fare a meno del consenso del partner – si ribellano i 343 - Allo stesso tempo noi pensiamo che ciascuno abbia il diritto di vendere liberamente le sue virtù, e persino di trovarlo appagante. Rifiutiamo che dei deputati emanino norme sui nostri desideri e sui nostri piaceri”.

 

E come si fa a vietare l'offerta del piacere? Soprattutto se questa scaturisce da una presa di volontà e di coscienza che nulla ha a che vedere con costrizione e degrado? “Siamo puttane, siamo fiere, con il Ps sarà guerra”, recitava qualche giorno fa uno degli striscioni delle centinaia di meretrici scese in piazza a Parigi per manifestare contro la proposta di legge che, a loro dire, “mette in pericolo la salute e la sicurezza” di persone che “non sono vittime della tratta di uomini”, ma “hanno scelto questo lavoro”.

 

E' giusto, insomma, punire il racket, ma non chi liberamente offre una prestazione sessuale, o chi la compra: una politica abolizionista rischia di creare ad hoc l'ennesima insicurezza sociale, quella 'puttanofobia', di cui parlano reti e associazioni femminili, che alimenta paura e cecità verso una libertà – sessuale e mentale – che è ancora troppo difficile da capire o accettare.


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