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30/11/24 ore

“Tra le braccia del padre”


  • Elena Lattes

In un’unica giornata, tra fantasia e realtà, una conversazione tra due personaggi molto diversi fra loro rende “Tra le braccia del padre” di Gianfranco Santoro pubblicato dalla Zecchini Editore un romanzo simpatico e facilmente fruibile in cui ci sono numerosi spunti interessanti.

 

Siamo alla fine dell’ ’800 nel centro Italia. Un giovane, proveniente da Cerignola, nelle Puglie, si sta recando in calesse verso Roma. Mentre il cavallo si arrampica su per un costale dell’Appenino, Pietro (questo il nome del protagonista venticinquenne) “rimane incantato ed incuriosito da un bellissimo e possente suono di organo che proveniva dalla cima del colle”. Stanco e accaldato, decide allora di fermarsi per riposare e conoscere la provenienza di quella musica celestiale.

 

A suonarla è un personaggio al quanto particolare: un cinquantenne sacerdote proveniente dalla provincia di Catania e lì confinato per punizione da “Santa Madre Chiesa”. Quest’ultimo invita Pietro, che poi altri non è che il labronico Mascagni futuro compositore, a condividere con lui un pasto in una trattoria locale il cui proprietario, di origine amatriciana, è anch’egli amante della musica e della buona tavola.

 

Il giovane, diplomando al Conservatorio di Milano e che fu veramente maestro e factotum della banda di Cerignola, viene descritto come un ragazzotto un po’ sprovveduto, che non ha ancora una cultura musicale solida e profonda, ma che è già portatore di importanti notizie poiché ben informato sugli ultimi avvenimenti, in contrasto con il sacerdote che invece ha un ricco bagaglio di conoscenze e di esperienze diverse, alcune anche molto traumatiche, ma che è isolato dal resto del mondo.

 

Naturalmente la conversazione fra i due, in cui interviene un paio di volte anche il simpatico oste, verte inizialmente sulla musica ottocentesca, soprattutto su Verdi e Wagner, ma anche su Bach, Haydn e Vivaldi. In particolare i due avventori dissentono sull’autore di Tristano e Isolde: mentre il giovane Pietro lo comprende e lo giustifica, almeno parzialmente, il sacerdote esprime tutta la sua riprovazione specialmente per l’antisemitismo e il comportamento “in combutta con pericolose tradizioni pagane” del compositore tedesco.

 

Il dialogo fra i due tocca anche altri temi, quali la letteratura (principalmente Dante, Petrarca, Shakespeare, Leopardi) e la storia italiana di allora: il Risorgimento, l’Italia in costruzione e la reazione dei pontefici di allora.

 

Don Salvo o don Salvatore, al secolo Nicolò Carulli, è infatti un religioso di origini nobili sopravvissuto all’eccidio di Bronte del 1860, anticonformista e ante-litteram in conflitto con l’istituzione ecclesiastica a causa dei suoi princìpi morali e sociali. E’ un’anima sensibile e aperto al confronto che da giovane si è adoperato per diminuire il divario tra ricchi e poveri della sua amata Sicilia, tentativo purtroppo fallito e che gli è perfino costato l’ ”esilio” e l’essere sottoposto ad un controllo dittatoriale da parte di un incaricato del Vaticano.

 

Nello scambio con Mascagni, condanna la Chiesa per il divieto alle donne di cantare e per l’abitudine di evirare adolescenti da adibire a voci bianche; dissente con cognizione di causa da alcuni dogmi cattolici; usa un linguaggio colorito e intercalato da numerose (ma comprensibili) espressioni sicule.

 

Ha un carattere schietto e affabile e un atteggiamento quasi paterno verso il giovane compositore; sta uscendo da una profonda sofferenza psicofisica, a causa del freddo e dell’isolamento a cui è costretto, grazie alla sua esperta e intensa attività di ebanista e organista.

 

Ha molta fantasia e uno spirito creativo: da giovane si è cimentato nella pittura, nella scenografia e in seguito in composizioni poetico-musicali per le festività religiose. Davanti al suo nuovo amico si esibisce cantando arie liriche con una bella voce baritonale. Le differenze tra i due sono tante e profonde, eppure l’intero scambio è all’insegna del rispetto e delle riconoscenze reciproci.

 

Un ottimo insegnamento, soprattutto oggigiorno, di come può nascere una bella amicizia tra persone di età, provenienza e idee diverse.

 

 


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